(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 16 MAG – C’è uno storico cammino di dialogo tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico, non sempre facile. E ancora più complicato è stato in questi mesi di guerra. "Nel dialogo, la Chiesa s’impegna ad ascoltare attentamente e ad apprendere, ma è anche intimamente legata alla terra che gli ebrei chiamano ‘Terra d’Israele’. In essa, venerata anche da cristiani e musulmani, c’è un popolo privato dei propri diritti, quello palestinese". Lo sottolinea padre David Neuhaus in un saggio sul nuovo numero di Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti, che ripercorre tutti gli episodi di incomprensione degli ultimi mesi tra la Chiesa cattolica e le autorità israeliane unitamente al mondo ebraico. "Il Papa – ricorda La Civiltà Cattolica – infatti ha continuato a preoccuparsi sia delle vittime israeliane, compresi gli ostaggi presi dai militanti di Hamas, sia delle vittime palestinesi provocate dai bombardamenti israeliani e dall’invasione della Striscia di Gaza. Questa insistenza del Pontefice su entrambi i punti ha provocato un contrasto tra lui e le autorità israeliane, che si è accentuato e si è esteso a molti ebrei in tutto il mondo". Questo accade – argomenta p. Neuhaus – perché "molti ebrei impegnati nel dialogo con la Chiesa insistono sul fatto che la loro fedeltà allo Stato di Israele è parte integrante della loro identità di ebrei". Ma per la rivista dei gesuiti il Vaticano non può che praticare la via della "equivicinanza", come la definiscono i media vaticani, perché in quella terra vivono due popoli: "Quella terra è anche la casa dei palestinesi. La massiccia migrazione ebraica in Palestina iniziò a ondate alla fine del XIX secolo. La maggior parte degli ebrei che arrivarono fuggivano dall’antisemitismo europeo. Nel 1917, quando gli inglesi promisero agli ebrei una patria in Palestina, essi costituivano il 10% della popolazione. Quando nel 1947 l’Onu decise di dividere il territorio in due Stati – uno per gli ebrei e uno per gli arabi -, gli ebrei rappresentavano meno del 35% della popolazione. Oggi – ricorda il gesuita – in Israele/Palestina ci sono sette milioni di ebrei israeliani e sette milioni di arabi palestinesi". Civiltà Cattolica ricorda allora la Lettera del Papa agli ebrei del 2 febbraio di quest’anno, che "indicava ‘l’orizzonte’ che ebrei e cattolici condividono, quello dischiuso per l’appunto dalla coltivazione di un intimo dialogo di amicizia dopo secoli di allontanamento e di rifiuto". Allora una domanda che è anche una proposta: "Non potrebbero a loro volta israeliani e palestinesi sperare in un orizzonte simile, nella fine delle ostilità e nella costruzione di un futuro condiviso in una terra chiamata a essere santa, in Israele-Palestina?". (ANSA).