(di Antonella Brianda) (ANSA) – OLBIA, 09 MAG – È un’usanza molto radicata nella tradizione sarda: non c’è celebrazione di un matrimonio a cui non segua, non appena i novelli sposi escono dalla chiesa o dal municipio, una pioggia di chicchi di riso e la rottura a pochi passi dai piedi della sposa, di qualche piatto di coccio, meglio se vecchio e appartenente da tempo alla famiglia, ricolmo di petali di rose, foglie, caramelle, monetine, grano e riso. "Sa ‘ratzia", ovvero "la grazia", come viene chiamata, è un gesto di affetto e buon augurio che quasi sempre, nell’usanza della Sardegna, viene riservato agli sposi da qualche zia devota. Se il piatto non si rompe al suo lancio, i più scaramantici ci leggono un presagio di sciagure o un futuro incerto per gli sposi e la loro vita nuziale. In Gallura, così come nella Baronia dove la tradizione è forte e radicata, non c’è matrimonio senza rottura di almeno un piatto e i bambini che assistono alla cerimonia sanno che al suono di cocci rotti seguirà sempre una corsa tra le gambe degli invitati e degli sposi per accaparrarsi le caramelle e le monetine che il piatto conteneva. Ma le tradizioni, si sa, spesso vengono cambiate e a Olbia il sindaco Settimo Nezzi, pur consapevole del suo forte connotato simbolico, ha deciso di vietare proprio la rottura dei piatti in tutto il territorio comunale, in occasione dello svolgimento di funzioni matrimoniali. L’ordinanza sindacale è stata firmata oggi e arriva per questioni di "decoro urbano, sicurezza, incolumità delle persone" a causa del poco tatto dei festeggianti nel non ripulire i sagrati delle chiese o lo spazio in via Dante davanti al palazzo del Municipio. "La rottura dei piatti, sebbene rappresenti un significativo momento della nostra tradizione, è causa di pericolo perché ci si può facilmente ferire e tagliare con i cocci, poiché questi vengono abbandonati nella pubblica via dai partecipanti – spiega il primo cittadino – Il sistematico abbandono dei frammenti a seguito delle celebrazioni, ci ha portati a prevedere la prescrizione perché, oltre a costituire fonte di pericolo per i malcapitati passanti, reca grave pregiudizio al decoro urbano e all’immagine della città". Da 25 a 500 euro è la sanzione amministrativa in cui si incorre se non si rispetterà, d’ora in poi, il divieto. Se la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda avesse narrato oggi le tradizioni della sua terra, non avrebbe potuto raccontare di "Sa ‘ratzia", come invece ha fatto in uno dei suoi scritti. Quantomeno, non avrebbe potuto scriverne per la città di Olbia, dove adesso la tradizione è stata bandita. (ANSA).