L’accusa è pesante: corruzione. Ancora più pesante, dal punto di vista morale, perché rivolta a un poliziotto.
Un uomo oggi 56enne, al tempo dei fatti contestati – a partire dal 2011 – in servizio alla questura di Como. Secondo la Procura lariana, l’agente avrebbe venduto a un’agenzia di recupero crediti informazioni pescate dagli archivi della polizia.
Oggi, di fronte al collegio giudicante di Como – presidente Costi, a latere Mariani e Lietti – una ex dipendente dell’agenzia di recupero crediti lariana ha risposto alle domande del pm Massimo Astori. Ha spiegato che quando doveva ricavare informazioni su un nuovo cliente, spesso mandava una mail al poliziotto con targa o nome della persona interessata. “Diceva che era un suo amico che gli faceva un favore”, ha detto la testimone, aggiungendo però che, nel corso dei mesi, è emerso che le informazioni sarebbero costate dieci euro l’una. Soldi il cui passaggio, la donna, ha precisato di non aver mai visto.
L’ex impiegata ha detto poi che il titolare vantava conoscenze in Questura, riferendosi evidentemente al poliziotto imputato. Un altro testimone, investigatore privato, ha ammesso di aver ricevuto informazioni dal poliziotto, ma ha negato di averle pagate.
Dopodiché è stato il poliziotto ad alzarsi in piedi e a rendere dichiarazioni spontanee. “Mi hanno descritto come un delinquente – ha detto, in lacrime – ma per anni ho condiviso una stanzetta in questura, se l’avessi fatto per soldi avrei avuto un tenore di vita più agiato. E poi non erano informazioni riservate. Erano accertamenti di residenza, targhe. Dati Inps, Aci o Ania”.
In altre parole, il poliziotto ha ammesso di aver ceduti dei dati, ma ha negato di averlo fatto a scopo di lucro. L’udienza è stata al 25 maggio, quando parleranno altri due testimoni, tra i quali il titolare dell’agenzia di recupero crediti che avrebbe comprato – secondo le accuse – le informazioni.