(ANSA) – BOLOGNA, 22 APR – Ridurre drasticamente il numero dei cinghiali eradicando il virus della peste suina africana (Psa) per salvare gli allevamenti e le esportazioni di carne di maiale, perché il rischio di ricadute dell’epidemia sulle imprese e sull’occupazione è drammatico. È l’Sos lanciato dall’assessore regionale all’Agricoltura in Emilia-Romagna, Alessio Mammi, intervenuto nelle Commissioni Politiche per la salute e Politiche economiche che si sono riunite in seduta congiunta per affrontare, fra gli altri temi, proprio le misure di contrasto alla diffusione della peste suina africana. "L’emergenza è nazionale – ha sottolineato Mammi – e non si può pensare di convivere con il virus, ma occorre puntare alla sua eradicazione perché la nostra produzione di salumeria è un’eccellenza conosciuta a livello mondiale. La Psa sta producendo danni economici con mercati chiusi in Estremo oriente e altri Paesi che minacciano il blocco dell’export. Ci sono problemi negli allevamenti, anche se finora non stati raggiunti dal virus, con la riduzione dei prezzi e la perdita di reddito. Ci sono conseguenze gravi sul piano economico che possono trasformarsi in problemi sociali, perché alcune aziende hanno già chiesto la cassa integrazione". "Occorrono sospensione dei mutui, sostegno ai lavoratori, agevolazioni fiscali". L’assessore Mammi ha chiesto "un incontro al governo: dobbiamo salvaguardare l’export, riaprire i mercati di Giappone e dell’Estremo oriente, avere un confronto con la Ue sui selvatici infetti (se viene trovata una carcassa a 15 chilometri da un salumificio, a quest’ultimo vengono imposte limitazioni)". Dalla Regione sono stati stanziati 10 milioni per la biosicurezza negli allevamenti: barriere di protezione e tecnologie per la sanificazione. "Se oggi il virus non è entrato in nessun allevamento è grazie alla prevenzione attuata con risorse e formazione". In regione finora sono state trovate 150 carcasse di cinghiali positive al virus. Interessate le province di Piacenza e Parma. L’export di salumi è bloccato verso Giappone, Cina, Corea del Sud e Taiwan, mentre in altri Paesi ci sono limiti e si esportano solo mortadella e prosciutto cotto o, come negli Usa, solo prosciutto crudo a lunga stagionatura che inattiva il virus. (ANSA).