E’ una frana che rischia di abbattersi fragorosamente sul Partito Democratico di Como quella innescata dall’assessore della giunta Lucini, Bruno Magatti. Ieri sera infatti ampi spezzoni del Pd hanno convintamente partecipato alla riunione preparatoria per un documento esplosivo indirizzato ai vertici dei democratici. Il contenuto, in fase di limatura ma sostanzialmente già pronto e vergato in gran parte da Magatti, è riassumibile nello stesso concetto espresso ieri dal presidente di Confcooperative, Mauro Frangi: “Il candidato sindaco di Como non deve essere scelto dalle primarie”. Parole pesanti, dunque, che peraltro almeno in apparenza cozzano tremendamente con quanto affermato dal consigleire regionale del Pd, Luca Gaffuri, solo 24 ore fa: “Le primarie si faranno, punto”.
Ma chi è radunato attorno a Magatti e alla lettera? Molto, moltissimo partito democratico: dai consiglieri comunali Guido Rovi e Raffaele Grieco, al segretario del Circolo della Convalle, Alessandra Pusterla, poi l’ex presidente del consiglio comunale Franco Fragolino, l’avvocato Walter Gatti, il vicesindaco di Senna Comasco, Bruno Galati, anche membro della direzione regionale.
Poi c’era l’ex magistrato Vittorio Nessi, di cui peraltro è noto il legame professionale e di amicizia con Giuseppe Battarino, c’era il segretario provinciale della Cgil, Giacomo Licata, il cui appoggio all’iniziativa di Magatti ha certamente diversi appoggi dentro il sindacato, e – questa sarebbe la vera bomba – la sensazione è che pur senza esporsi ufficialmente e pubblicamente, anche il sindaco Mario Lucini guardi con favore a questa mobilitazione rispetto alle primarie. Presente anche l’architetto Darko Pandakovic.
Insomma, un mini-esercito politico e in parte civico che ora è ufficialmente in campo e chiede con forza al maggior partito del centrosinistra comasco di archiviare l’idea delle primarie tra Gioacchino Favara, Marcello Iantorno e forse Roberta Marzorati per lavorare a una candidatura condivisa che inevitabilmente ha il profilo di Magatti o chissò, magari di Alessandro Tarpini. Quale possa essere la risposta definitiva di un Pd diviso come non mai e che proprio venerdì prossimo teoricamente approverà ufficialmente il regolamento della competizione, oggi è un rebus.