(ANSA) – MILANO, 02 APR – Una lettera scritta da ex parlamentari, ex consiglieri regionali e sindaci leghisti, perlopiù lombardi, e indirizzata al segretario Matteo Salvini per chiedere al leader "perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste" per fare accordi "con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche". Ma anche per criticare la scelta di candidare alle euroepee "personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento" come il generale Roberto Vannacci. La missiva è stata sottoscritta da 21 esponenti leghisti , tra cui l’ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, gli ex parlamentari Cristian Invernizzi, Jari Colla, Germano Racchella, l’ex assessore regionale, parlamentare e segretario bergamasco Daniele Belotti i sindaci di Rovato Tiziano Belotti, di Travagliato Renato Pasinetti, di Quinzano d’Oglio Olivari Lorenzo, di Senago Magda Beretta e l’ex sindaco di Monza Marco Mariani insieme a ex consiglieri regionali come Andrea Monti e altri ex segretari provinciali della Lega. "In questi cinque anni – si legge nella lettera – nonostante la storica affermazione elettorale conseguita, la Lega è stata relegata ad un ruolo di importanza residuale sia nell’assemblea parlamentare che nelle altre istituzioni europee". Un "isolamento politico" che "non ci ha consentito di incidere concretamente nella ricerca di soluzioni a problematiche di interesse del movimento – prosegue la missiva -. È inevitabile dunque chiedersi dove sia finito il tradizionale pragmatismo che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi". E poi "ti chiediamo inoltre dove sia finita, caro segretario – continua la lettera – la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi", con la scelta "per alcuni aspetti anche condivisibile, di non aderire ad una delle grandi famiglie politiche europee" che "non può comunque portare la Lega a condividere un cammino con partiti che nulla hanno a che fare con la nostra storia culturale e politica" concludono i "dissidenti" leghisti auspicando "di essere ascoltati". (ANSA).