(di Valentina Roncati) (ANSA) – ROMA, 27 MAR – Yodan Rofè insegna Urbanistica all’Università Ben Gurion del Negev, un ateneo particolarmente coinvolto dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre: studenti, personale dell’amministrazione dell’ateneo e docenti sono stati direttamente coinvolti, feriti, uccisi o presi in ostaggio, durante l’attacco terroristico di Hamas. "Abbiamo aperto le lezioni in grande ritardo", racconta il docente, "accorciato il semestre, fatto lezioni ibride per consentire ai riservisti di partecipare e stiamo facendo di tutto per non far perdere l’anno agli studenti. L’ateneo, che conta anche molti studenti arabi – io stesso sono coordinatore di un gruppo di studenti beduini che studiano urbanistica, mancano queste figure specializzate nelle loro comunità – ha messo a disposizione anche servizi speciali come team di psicologi". "Mi intristisce molto l’ostilità verso il mondo accademico israeliano – prosegue il docente – stiamo subendo attacchi e questo certamente è dannoso per Israele ma colpisce soprattutto la gran parte della società israeliana che è contraria all’attuale governo e alle sue politiche. Non posso negare che il mio governo sta agendo in modo completamente sbagliato ma le azioni di chi nelle università straniere è contro gli atenei israeliani non aiutano la causa della pace e del dialogo". Per Rofè "quello di Netanyahu è il governo il peggiore mai avuto e gode di troppo consenso ma è anche vero che in Palestina chi ha governato per 20 anni ha ricevuto molti soldi e li ha usati per creare un assetto bellico e utilizzare la popolazione civile strumentalmente, ha portato avanti, insomma, una politica che fa soffrire i civili. Finchè Hamas e l’Autorità palestinese strumentalizzano la sofferenza dei civili per avere vantaggi politici internazionali, non si arriva a nulla e non si raggiunge la pace". Yodan Rofè è tra gli accademici protagonisti, prima del 7 ottobre 2023, di forti proteste contro la politica del governo. "La coalizione di Netanyahu che lui in tutti i modi sta cercando di mantenere – spiega – vuole ridurre o eliminare la parte liberale della nostra democrazia e farne una democrazia procedurale, vuole ridurre la capacità della Corte Suprema, che cerca di avere a cuore i diritti dell’uomo e sorvegliare le azioni del governo. Contro la politica di questo governo, abbiamo protestato in massa fino all’inizio della guerra. Poi, c’è stato uno stato di confusione e di emergenza. Il problema del governo è che il primo ministro non ha mai voluto definire una strategia riguardante la guerra ad Hamas, anche se gli americani gli hanno chiesto più volte di farlo. Netanyahu, pur di mantenere il suo governo che ha all’interno due partiti molto estremisti, ha evitato di prendere una strada che pure poteva mantenere ad Israele un consenso internazionale più ampio. E ora – conclude – spera nell’arrivo di Trump". (ANSA).