(ANSA) – BOLOGNA, 27 MAR – A Bologna sono oltre cento le persone finite nel mirino della Procura, con la pm Rossella Poggioli e i carabinieri della compagnia di Molinella che tra la fine del 2021 e metà del 2022 hanno portato avanti un’indagine sui Green Pass falsi. Un biologo di 59 anni è accusato di avere emesso certificati contraffatti: nel mirino anche i suoi clienti. La notizia è riportata dall’edizione bolognese del Resto del Carlino. Secondo l’accusa il biologo sfornava una media di più di duecento tamponi (o certificati di esecuzione del tampone) contraffatti al giorno, per decine di clienti. Un tampone positivo al Covid 19, che permetteva di ottenere il Green pass senza bisogno di fare il vaccino, costava cento euro. Se invece ne era richiesto uno negativo la cifra era più modesta, una decina di euro. Tra gli indagati, oltre al biologo di 59 anni, una parrucchiera, che forniva nomi e dati degli interessati anche tramite intermediari (a loro volta indagati), e i clienti. Le principali accuse sono di falso ideologico in atto pubblico. Al biologo e alla sua collaboratrice sono contestati anche la corruzione in concorso – perché si facevano pagare per i falsi certificati, per poi spartirsi i proventi – e a lui pure la simulazione di reato. A febbraio 2022 denunciò il furto di una borsa con all’interno agenda, documenti e tablet che avrebbero contenuto i dettagli di questa sua attività, oltre che i nomi e riferimenti dei clienti: per gli inquirenti architettò tutto temendo di essere indagato. Le indagini si sono aperte alla fine del 2021, quando i carabinieri notarono sui social le dichiarazioni di diversi ‘no vax’ bolognesi e di negazionisti del virus, che rivendicavano ai propri follower di non avere mai fatto vaccini né di aver contratto il Covid. Ai successivi controlli dei militari, però, tutti erano risultati in possesso di "regolare" Green Pass. (ANSA).