Torna prepotentemente alla ribalta l’ipotesi di impiegare l’ex Caserma De Cristoforis di Como come strutture d’accoglienza per i migranti. A chiedere formalmente al Comune di Como di valutare assieme alla Prefettura questo impiego della struttura militare sono la Caritas e l’associazione Como Senza Frontiere. I due responsabili, rispettivamente Roberto Bernasconi e Annamaria Francescato hanno scritto una lettera indirizzata al sindaco Mario Lucini con cui si chiede l’apertura della De Cristoforis e in subordine (o contemporaneamente) dei locali al primo piano del fabbricato nell’ex Stecav (questi di proprietà comunale).
La richiesta nasce dalla constatazione che “ogni notte poco meno di un centinaio di miogranti, tra cui anche donne e minori, cercano riparo di fortuna” trovando il centro di via Regina chiuso.
“La realtà – prosegue la lettera inviata al Comune – ha smentito chi ha scelto di non accogliere per disincentivare gli arrivi […] E’ doveroso che l’accoglienza di queste persone venga organizzata. Essa non può essere delegata né alle forze dell’ordine, come fosse una mera questione di ordine pubblico, né ai volontari dell’Emergenza freddo né a quelli che da mesi trascorrono le notti a sopperire alle mancanze della politica”. Dunque ecco l’appello a Palazzo Cernezzi e alla Prefettura: “Sappiamo che Como ha spazi da destinare a questo scopo (l’accoglienza, ndr) come l’ex Drop-In di viale Innocenzo. Crediamo si possa chiedere alle autorità competenti di concedere l’utilizzo della Caserma De Cristoforis che, allo stato attuale, costituisce solo uno spreco di denaro pubblico. Una scelta simile mostrerebbe grande senso civico: la Caserma, luogo militare di cui la città si riappropria, destinata a persone fragili. Sarebbe la realizzazione concreta di Como città messaggera di pace”.
Per la Caserma una risposta attendibile potrà darla soltanto la Prefettura, visto che la struttura è di proprietà statale. Sui locali nell’area ex Stecav, invece, l’assessore ai Servizi Sociali, Bruno Magatti, afferma che “non escludo nulla, si potranno fare verifiche, ma ovviamente nel caso venissero concessi credo servirebbe un’assegnazione tramite procedura a evidenza pubblica e probabilmente servirebbero lavori e messe a norma. Più in generale però – chiude Magatti – Continuo a non credere che concedere nuovi spazi di volta in volta sia in assoluto la risposta migliore, perché non è possibile che Como per il fatto di trovarsi sul confine possa accogliere all’infinito chiunque arrivi. La questione dei flussi va risolta a valle, e non può farlo il Comune”.