Sembravano autentici smarphone Samsung. Ma erano repliche molto simili agli originali. Tarocchi fatti così bene che, in aula, è dovuto intervenire un tecnico del colosso sudcoreano per aprire i cellulari e verificare che, effettivamente, si trattasse di prodotti fasulli.
Le persone in possesso dei tarocchi, quattro rumeni di 25, 31, 332 e 51 anni sono state condannate oggi in Tribunale a otto mesi. Una storia che, in tempi di acquisti natalizi, serve a ricordare di non prendere prodotti di dubbia provenienza, che magari assomigliano molto agli articoli originali ma che originali proprio non sono. A volte, la ricerca spasmodica dell’affare porta ad acquistare veri e propri tarocchi, come gli smartphone in questione.
La vicenda inizia quando, una pattuglia della polizia, controlla i quattro rumeni e trova i nove cellulari marchiati Samsung, dotati di caricatore. I cellulari vengono sequestrati perché di dubbia provenienza e dubbia fattura.
I quatto rumeni, difesi dall’avvocato Roberto Miglio, finiscono a processo per ricettazione e introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. In altre parole, merce contraffatta.
I codici Imei – gli identificativi dei cellulari – non corrispondevano. Ma a un occhio poco esperto, i telefoni sembravano Samsung autentici. Al punto che, durante il dibattimento, è stato chiamato in aula un tecnico della casa sudcoreana, che ha smontato gli apparecchi e ha appurato, guardando i componenti interni, che in realtà si trattava di tarocchi, telefoni falsi, sequestrati prima che inquinassero il mercato.