(ANSA) – TOKYO, 13 MAR – Un razzo di una compagnia privata giapponese è esploso pochi secondi dopo il il lancio. Le immagini sono state trasmesse in diretta da Nhk. La start-up di Tokyo Space One puntava ad essere la prima azienda privata giapponese a lanciare in orbita un satellite. Il razzo Kairos a combustibile solido, della lunghezza di 18 metri, è decollato dalla rampa di lancio situata nella prefettura di Wakayama, nel Giappone occidentale, ma pochi secondi dopo il lancio, è esploso trasformandosi in una palla di fuoco, generando un’enorme coltre di fumo nero che si è propagata intorno al sito, con la caduta dei detriti ancora in fiamme sulle pendici delle montagne circostanti. In un comunicato Space One ha dichiarato che "i dettagli sul malfunzionamento sono ancora in fase di indagine". Il fallimento segna una battuta d’arresto per il Paese del Sol Levante, fortemente impegnato sul mercato considerato remunerativo dei lanci di satelliti. Space One è stata fondata nel 2018 da un team che comprende importanti aziende tecnologiche nipponiche, tra cui Canon Electronics, IHI Aerospace, l’impresa di costruzioni Shimizu e la Development Bank of Japan, controllata dal governo. Lo scorso luglio un altro razzo giapponese, L’Epsilon S, è esploso durante un test, circa 50 secondi dopo l’accensione dei motori nella prefettura settentrionale di Akita. Anche in questo caso il malfunzionamento è avvenuto dopo che, nel marzo 2023, Tokyo aveva visto fallire il secondo tentativo di lanciare un razzo di nuova generazione. In gennaio, tuttavia, l’agenzia spaziale giapponese (Jaxa) ha brindato al successo del lancio del nuovo razzo di punta, l’H3, dal centro spaziale di Tanegashima, a sud ovest dell’arcipelago, dopo anni di ritardi e due tentativi falliti. L’operazione ha fatto seguito al successo della missione di atterraggio di una sonda senza equipaggio sulla Luna, sempre in gennaio, che ha fatto entrare il Giappone nel gruppo ristretto dei 5 Paesi al mondo che sono riusciti ad atterrare con successo sulla superficie lunare, dopo Russia, Stati Uniti, Cina e India. (ANSA).