Olindo Romano e Rosa Bazzi a grandezza naturale. Le statue dei coniugi condannati in via definitiva per la strage di Erba dell’11 dicembre 2006 sono state installate nella notte in piazza Mercato a Erba, a poca distanza dalla corte di via Diaz, dove è avvenuto il massacro. La realizzazione e posa delle sculture è stata rivendicata dall’artista Nicolò Tomaini, che sulle sue pagine social ha postato le foto dell’opera. Accanto alle statue era affisso un volantino con un testo del critico Filippo Mollea Ceirano. L’installazione è stata spiegata come una critica alla “società dello spettacolo”.
Le statue sono state rimosse questa mattina. “Ho fatto rimuovere le statue dalla polizia locale e sono stati poi rimossi anche i volantini appesi in città – dice il sindaco di Erba Mauro Caprani -. L’installazione non era autorizzata e valuteremo eventuali provvedimenti, ma certamente non si è trattato di un atto vandalico. E’ un’opera artistica e, al netto inoltre della questione Olindo e Rosa, nella quale non entro nel merito, credo comunque che nel volantino ci fossero anche spunti di riflessione interessanti e un ragionamento generale di qualità sulla spettacolarizzazione della notizia”.
“La strage di Erba tra realtà e rappresentazione” è il titolo della riflessione scritta sul volantino che accompagna la scultura, chiamata dall’artista “The Lovers”. “Ritornano sotto l’attenzione dei mass-media le vicende, giudiziarie e non, legate alla strage di Erba – si legge – Chiariamo subito che non ci interessa affatto la diatriba su innocenza o colpevolezza, correttezza processuale, consistenza delle prove. Quello che invece interessa è come nella società contemporanea si possa costruire una verità ufficiale, che poi all’occorrenza si può anche decostruire con gli stessi identici strumenti, per rifarla ancora e disfarla, tutte le volte che si vuole”. “Il meccanismo è ben rodato, funziona ormai per automatismi – si legge ancora – la sua forza sta proprio nel fatto che si è ormai compiuta e superata quella fase che era stata chiamata “società dello spettacolo”. La rappresentazione precede il suo stesso oggetto, lo anticipa rendendolo, di conseguenza, del tutto superfluo. Accadde, accade, accadrà; ovunque, per ogni cosa, oltre ogni cosa. Come a Erba”.