Buone nuove, o meglio, mezze buone nuove. Il forno crematorio di Como va verso la ristrutturazione ma a passo lento. Qualcosa finalmente si è smosso però, per una soluzione definitiva, bisognerà aspettare la fine del 2017, nella migliore delle ipotesi o, più plausibilmente il 2018. La struttura, come denunciato diverse volte, ha funzionato a singhiozzo per anni. Da cinque mesi, invece, è completamente fuori servizio. E i comaschi devono girare mezza lombardia per far cremare i propri defunti. L’impianto, dicono dal Comune di Como, è “tecnologicamente superato”. Si rompe di continuo e quindi va cambiato.
Oggi l’assessore Marcello Iantorno ha fatto sapere che al 15 novembre sono arrivate tre proposte di project financing per la ristrutturazione e la gestione della struttura. Il 23 novembre la giunta di Palazzo Cernezzi su proposta dello stesso Iantorno ha deliberato i criteri di indirizzo per la commissione tecnica (peraltro costituita mesi fa) Che dovrà individuare il progetto più idoneo dal punto di vista dell’interesse pubblico.
A conti fatti entro due o tre mesi dovrebbe essere selezionato il progetto e quindi sarà istituita la gara. Ma Tempi tecnici alla mano l’intervento di restauro, come detto, non partirà – volendo essere ottimisti – prima di un anno. Nel frattempo l’amministrazione punta a una riapertura provvisoria del forno crematorio, insomma si tenterà un intervento di ripristino che possa garantire il servizio. Tutto incerto comunque. E’ lo stesso Iantorno a ammettere che “le condizioni materiali e tecniche del forno sono da tempo molto critiche e da qualche mese la struttura è ferma per guasti molto seri la cui soluzione non è vicina ma sulla quale gli uffici tecnici stanno lavorando”.
“Siamo rammaricati – aggiunge Iantorno – per le famiglie che in momenti dolorosi si trovano a vivere la complicazione di affidare il servizio fuori città. Riteniamo fondamentale, oltre alla ripresa dell’attività del forno esistente, l’esito positivo della ristrutturazione che il Comune ha progettato di portare avanti”.
Di fatto, per ora, i comaschi devono continuare a macinare chilometri in Lombardia, accollarsi le spese, e sperare di trovare un forno crematorio disponibile.