(ANSA) – BUENOS AIRES, 30 GEN – In Argentina, governatori e parlamentari che ieri avevano raggiunto un accordo con l’amministrazione di Javier Milei, per approvare la cosiddetta legge Omnibus promossa dal presidente ultraliberale, oggi sono nuovamente sul piede di guerra dopo che l’intesa è stata bocciata dall’entourage ristretto del presidente. Le trattative sono di nuovo nel caos, l’analisi del mega disegno di legge potrebbe slittare ancora, mentre il ministro dell’Interno Guillermo Francos e il presidente della camera dei Deputati, Martin Menem sono in bilico. Il casus belli riguarda ora i tagli alle spese delle province su cui Francos aveva raggiunto un equilibrio. Il ministro aveva promesso di consegnare alle province il 30% di quanto ricavato dalla tassa Pais (Tassa per un’Argentina inclusiva e solidale), una gabella creata dalla precedente amministrazione di Alberto Fernández (Peronismo, centrosinistra), che pone imposte sull’acquisto di dollari o spese in valuta estera, anche online, come l’abbonamento Netflix. "Avevamo raggiunto un’intesa, avevamo concordato che 150 miliardi di pesos al mese arrivassero ai fondi provinciali (circa 140milioni di dollari, il 30% degli introiti dell’imposta, ndr), ma ore dopo dalla Casa Rosada hanno detto di no. Tutto è tornato indietro. Non ci sono interlocutori validi, negoziamo una cosa e dopo un po’ salta", ha detto all’Ansa uno dei parlamentari che hanno preso parte alle trattative. "La Presidenza sul suo profilo X ribadisce che la Tassa Pais e il resto del pacchetto fiscale, precedentemente incluso" nella Omnibus e poi ritirato "saranno discussi più avanti". In pratica si tratta anche di un disconoscimento del ministro dell’Interno, che secondo esperti analisti politici cammina sull’orlo delle dimissioni, così come il presidente della camera dei Deputati, Martín Menem – nipote dell’ex presidente Carlos Menem -, che in molti vedono vicino dal compiere un passo indietro. Mentre proseguono le discussioni, non è ancora chiaro se la legge Omnibus sarà sul tavolo del Congresso domani. (ANSA).