Il 20 gennaio scorso, l’annuncio ufficiale era arrivato a petto gonfio dal Comune di Como: una società di grande blasone aveva presentato un’offerta al bando per diffondere il brand della città nel mondo. In termini tecnici, a Palazzo Cernezzi era arrivata l’attesissima busta per l’uso e lo sfruttamento commerciale nel mondo del marchio promozionale “ComoLakeExperience”. Sigla, questa, fortemente voluta dal dirigente della Comunicazione, Valeria Guarisco, ma già al centro delle polemiche, a causa dei 25mila euro spesi dall’amministrazione per la creazione di un logo sulla cui efficacia molti hanno espresso dubbi e perplessità.
Prima di raccontare la fine di questa bizzarra storia, però, un altro dettaglio va aggiunto. Perché la società che presentò la fatidica busta annunciata con orgoglio dall’amministrazione, l’affermata Professional Licensing Group Srl, annovera tra i suoi clienti la Juventus, l’Inter, la Lazio, l’Esercito Italiano, la città di Milano e Roma Capitale. Non proprio poca roba, insomma.
E qui si arriva al destino amaro del logo “ComoLakeExperience” e a una dimenticanza del Comune di Como che emerge curiosamente soltanto ora. Dal giorno del comunicato ufficiale sull’offerta dell’azienda milanese, infatti, le procedure di accertamento prima dell’aggiudicazione sono proseguite. E qui, qualcosa si è inceppato. Dell’assegnazione ufficiale alla Professionale Licensing Gruop, infatti, non si è mai avuta alcuna notizia.
Eppure, già il 15 febbraio successivo, l’apposita commissione comunale aveva definito non ricevibile l’offerta, perché mancante dell’indicazione sugli oneri per la sicurezza aziendale. Dunque, niente gadget, niente felpe, niente ombrellini nel mondo con la scritta “ComoLakeExperience”
Ma di questo epilogo infelice nessuna nota ufficiale aveva mai dato conto.