L’industria contribuisce al Pil nazionale per il 21%, ma da 15 anni i dati sono in continua discesa. Meno 8.4% dal 2007 al 2022. Questo l’allarme della Cgia di Mestre. Secondo i dati dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, sul piano europeo ad andar peggio dell’Italia è solo la Spagna.
Sul fronte italiano, invece, il calo peggiore si è registrato al sud, dove il valore aggiunto reale dell’industria è sceso del 27%. Risultati positivi solo nel Nordest: nel 2022 quasi 6 punti percentuale in più rispetto al 2007. Secondo gli studi di Cgia, i settori in maggiore crescita sono l’estrattivo, il farmaceutico e l’alimentare. In discesa invece raffinazione petrolio, lavorazione di legno e carta e l’industria chimica.
A livello regionale sono le imprese della Basilicata ad aver registrato la crescita dell’industria più importante, +35%, grazie al settore estrattivo. Al secondo posto Trentino Alto Adige e poi l’Emilia Romagna. La Lombardia, pur essendo la regione più industriale con i suoi quasi 78 miliardi di euro di valore aggiunto per il 2022, è calata negli ultimi 15 anni del 7.7%.
Se si guarda alle province, Milano, con i suoi 28,2 miliardi, rimane l’area più “manifatturiera” del Paese, seguita da Torino, Brescia e Roma. Crescita boom per Trieste, con un’industria in salita del 102%. Como invece si attesta in 21esima posizione, nella fascia medio alta della classifica italiana. Qui l’industria pesa per oltre 4 miliardi, ma negli ultimi 15 anni è calata dell’1.5%, facendo perdere alla città quattro posizioni.