(ANSA) – PECHINO, 15 DIC – Anche i dittatori piangono e in pubblico. Il leader nordcoreano Kim Jong-un è scoppiato in lacrime la scorsa settimana alla quinta Riunione delle Madri convocata a Pyongyang per la prima volta in 11 anni, dove ha affrontato il drammatico calo della natalità e ha implorato le mamme ad avere più figli. Il tasso di fertilità totale del Paese eremita è sceso da 1,88 del 2014 a 1,79 del 2022, in base ai dati dell’agenzia statistica governativa di Seul. "Fermare il calo delle nascite, fornire una buona assistenza all’infanzia e un’istruzione sono tutti compiti della nostra famiglia che dovremmo risolvere insieme alle nostre madri", ha detto Kim secondo i media statali. Ringraziando le mamme per il ruolo nel rafforzamento del potere nazionale, Kim ha intrapreso la svolta malinconico-sentimentale: "Anch’io penso sempre alle madri quando ho difficoltà a gestire il lavoro del partito e dello Stato". Quanto basta per cedere all’emozione, in un episodio ad uso della onnipotente propaganda del Nord. Kim, a dispetto dello status di dittatore, sembra avere il pianto piuttosto facile. Nel 2011, fu visto con le lacrime sul viso durante il funerale di suo padre, Kim Jong-Il, stroncato da un infarto. A dicembre 2014 il tg della Kctv mandò un servizio in cui Kim, ispezionando un impianto ittico, si commosse nel sapere dagli operai che la stagione di pesca era stata particolarmente buona. A dicembre 2015, ad un’altra cerimonia funebre, pianse nel rendere omaggio alla salma di uno dei massimi militari, Kim Yang-gon, morto in un incidente stradale poco chiaro. Nel 2018, il quotidiano nipponico Asahi diede conto di un video in cui il leader piangeva per l’incapacità di migliorare la debole economia del Paese. Nel 2020, il supremo comandante non riuscì a trattenere la commozione nel discorso alla parata militare per i 75 anni della fondazione del Partito dei Lavoratori perché sentiva che i suoi "sforzi" non erano sufficienti per il Paese. E ringraziò il popolo per "essere rimasto in salute in tempi difficili", in riferimento alla pandemia del Covid-19. A luglio del 2022, nella notte della parata per la fine della Guerra di Corea (1950-53), fu la moglie Ri Sol-ju a cedere al pianto sulle note dell’inno nazionale. (ANSA).