I vecchi frontalieri pagheranno da 30 a 200 euro al mese per la sanità. La nuova tassa, prevista dalla Legge di Bilancio, nonostante le polemiche è al momento confermata dalla manovra. Un emendamento proposto dalla Lega stabilisce un tetto minimo e massimo per il contributo, che potrà comunque variare dal 3 al 6% del salario, a seconda della decisione delle singole Regioni, ma all’interno dell’intervallo indicato.
Nel concreto, i frontalieri che non rientrano nel nuovo regime fiscale, ovvero, al momento, la quasi totalità dei circa 80mila lavoratori che ogni giorno varcano il confine, dovranno contribuire a finanziare il sistema sanitario nazionale italiano. Pagheranno dunque una tassa in proporzione al reddito. La misura dovrebbe scattare dal prossimo anno, anche se il condizionale è ancora d’obbligo perché la manovra non è ancora stata approvata.
L’emendamento
L’emendamento proposto dalla Lega è stato introdotto bel testo della Legge di Bilancio. “Su input del governo, è stato presentato un emendamento dei relatori che accoglie la proposta della Lega sul tema dei lavoratori frontalieri – spiega il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a Palazzo Madama – Al contributo richiesto viene così fissato un tetto minimo di 30 euro e un tetto massimo di 200 euro, in coerenza con il principio della progressività”.
Romeo difende la scelta della tassa. “Riteniamo sia giusto che la compartecipazione dei lavoratori frontalieri al Servizio Sanitario Nazionale sia proporzionale al reddito netto, comprensivo dei carichi familiari”. “Grazie al nostro intervento i redditi medi non pagheranno il tetto massimo – aggiunge il senatore – Obiettivo della Lega è quello di rassicurare i lavoratori frontalieri nel nome del buonsenso”.
Il sindacato
Dura la reazione dei sindacati dei frontalieri, che avevano chiesto lo stralcio della norma. “Singolare che l’emendamento proposto dalla Lega sulla nuova tassa progressiva sulla salute venga considerato un passo in avanti – attacca Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri della Cgil – Quando si dice che chi propone la soluzione è parte del problema. La Lega introduce un nuovo balzello a poche settimane dall’entrata in vigore della legge che regolamenta l’imposizione fiscale, modificandola ulteriormente”.
“La verità è che questa è una finanziaria chiaramente volta a fare cassa – aggiunge Augurusa – Seguendo il luogo comune dei frontalieri che non pagherebbero le tasse, introduce un nuovo balzello per una categoria che, con i ristorni, versa alle casse italiane 90 milioni di euro. Un pasticcio interpretativo incredibile che avrà l’unico esito di aumentare la pressione fiscale sul lavoro transfrontaliero dopo le modifiche dell’accordo fiscale recente”.