Superbonus 110%, sono mille in provincia di Como gli immobili con cantieri sospesi o in corso a rischio di perdere l’agevolazione. L’allarme viene lanciato dall’Ance provinciale, l’associazione dei costruttori edili.
In corso in questi giorni, nel cammino verso l’approvazione della Legge di Bilancio, che dovrebbe essere chiusa entro fine anno, la discussione su un’eventuale proroga del Superbonus, chiesta con determinazione da Forza Italia, ma respinta in modo netto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La premier Giorgia Meloni, in Senato, ha definito il Superbonus “una misura che pesa come un macigno” sui conti dello Stato.
Senza proroghe, da gennaio la detrazione sulle spese per i lavori che migliorano di due classi l’efficienza energetica dei condomini scende dal 110% al 70%. Per chi ha avviato i lavori nel 2022 resta la possibilità di cedere il credito o avere lo sconto in fattura, ma per coprire i costi dell’intervento si dovrà versare una differenza di almeno il 30% o concordare con l’impresa una riduzione dei lavori. Oppure i condomini potrebbero anticipare a fine anno tutte le spese. Per quanto riguarda invece gli edifici unifamiliari, i lavori dovranno terminare entro l’anno, altrimenti si perderà il Superbonus e si tornerà al regime ordinario al 50%.
“A livello nazionale sono 130mila gli immobili che hanno cantieri fermi per l’impossibilità di cedere il credito, in provincia sono circa mille – spiega Francesco Molteni, presidente di Ance Como – Se non vi sarà una nuova apertura, l’allarme non interesserà soltanto le imprese ma sarà anche di tipo sociale, perché riguarderà migliaia di famiglie. Se infatti i lavori effettuati entro il 2023 non permetteranno agli edifici di ottenere il doppio salto di classe energetica, tutto quanto fatto fino ad allora non sarebbe più detraibile e ricadrebbe sulle tasche dei cittadini”.
Dal mondo delle imprese viene lanciato un appello. “Chiediamo che venga introdotta una proroga di pochi mesi – dice Molteni – soltanto per gli edifici che hanno raggiunto una certa quota di lavori, diciamo il 70%. Se non vi sarà una nuova apertura del credito, si metteranno in difficoltà migliaia di famiglie e imprese”.