Un gioiello dell’architettura. Fino al 2019 luogo di formazione animato dalle attività dei bambini della scuola dell’infanzia. Poi il nulla, tra promesse di intervento e lungaggini burocratiche per definire i lavori, degrado e trascuratezza hanno preso il sopravvento. Oggi l’Asilo Sant’Elia di Como si sta trasformando in un’area di rifugio per disperati e senzatetto. L’edificio razionalista in via dei Mille angolo via Alciato è stato progettato da Giuseppe Terragni nel 1935 e realizzato nel 1936-37 per poter andare incontro alle esigenze del nuovo quartiere operaio che in quegli anni stava nascendo nel quartiere. L’inaugurazione risale al 31 ottobre del 37.
Nell’opera si nota una certa affinità con la Casa del Fascio di Como ma contrariamente a questa si sviluppa su un solo piano. Costruito in muratura su una gabbia strutturale in cemento armato, il fabbricato è caratterizzato da grandi vetrate che sviluppano il concetto di scuola all’aria aperta. Gli ambienti distribuiti con attenzione e gli arredi curati rendono quest’opera eccezionale. Si legge sui manuali.
L’ultimo sopralluogo
Il 18 ottobre scorso l’ultimo sopralluogo nell’asilo chiuso ormai da anni della Soprintendenza e di Palazzo Cernezzi – si lavora insieme visto il valore storico dell’edificio –. “Si sono aperte diverse possibilità in termini di prospettiva – aveva detto il sindaco di Como Alessandro Rapinese – ci sono delle opportunità sia per far tornare gli studenti, sia per valutare eventuali altre destinazioni culturali”.
Il futuro resta incerto. Nel 2019 i primi interventi erano stati interrotti proprio dai tecnici comunali, che avevano svolto un sopralluogo assieme agli esponenti della Soprintendenza, per “l’improprietà di alcune lavorazioni” che si erano verificate durante la fase di manutenzione.