Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni interviene poche ore dopo la rivolta scoppiata nel carcere del Bassone di Como. Domenica sera, attorno alle 20.30, alcuni detenuti avrebbero aggredito gli agenti della polizia penitenziaria dopo aver simulato un malore per richiamare l’attenzione. Altri reclusi avrebbero quindi appiccato il fuoco in una cella. Le fiamme si sono propagate ed è stato necessario l’intervento urgente dei vigili del fuoco. Attorno al carcere si sono intanto schierati polizia e carabinieri per garantire una maggiore sicurezza. Gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a riportare la calma, ma cinque sono poi stati portati in ospedale. Fortunatamente non sarebbero in gravi condizioni.
“Il Bassone è tra le carceri più complicate d’Italia – ha spiegato Molteni – C’è preoccupazione soprattutto per gli agenti della polizia penitenziaria. Stiamo lavorando per incrementare gli organici e per fare accordi per far scontare agli stranieri la pena nel loro Paese”
Proprio ieri, la Uilpa Polizia penitenziaria aveva denunciato il sovraffollamento nelle carceri lombarde. “Como – i dati resi noti dal sindacato – si colloca al terzo posto, con 421 detenuti all’appello a fronte di 226 posti”.
“Se si vuole affrontare seriamente il problema di quando accaduto al Bassone occorre consentire a chi lavora in carcere strutture penitenziarie al passo con i tempi, che non creino disagi e rischi e anche piante organiche complete – dice Dario Esposito, coordinatore della Uil del Lario – La polizia penitenziaria per riportare l’ordine è intervenuta anche con operatori richiamati in servizio dal riposo o dopo aver terminato il turno di lavoro”. “Oltre che con il grave sovraffollamento – conclude Esposito – occorre fare i conti anche con la voragine nell’organico della polizia penitenziaria che conta circa 200 agenti a fronte di un fabbisogno di almeno 353 unità, con un deficit del 40%”.
La Cisl Como e Varese in una nota ha espresso vicinanza agli agenti della polizia penitenziaria feriti. “Questi episodi devono far riflettere – dice il segretario generale Giovanni Savignano – sull’adozione di nuovi modelli di custodia. Nell’immediatezza si chiede il trasferimento dei soggetti coinvolti in altri istituti per evitare il reiterarsi di questi comportamenti ed evitare emulazioni”.