(ANSA) – REGGIO EMILIA, 30 NOV – E’ accusato di aver lucrato sui cittadini ucraini in fuga dalla guerra intascandosi somme di denaro per mandare avanti pratiche che in realtà dovevano essere gratuite. La polizia ha arrestato un impiegato di un patronato di Reggio Emilia, con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità. L’uomo, un 26enne italiano d’origine ghanese, si trova ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. I fatti risalgono a fine febbraio 2022, poco dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, nel contesto del boom di richieste di ricongiungimento familiare come protezione temporanea avanzate da parte di cittadini ucraini già presenti in Italia per motivi di lavoro; pratiche che per i richiedenti asilo ucraini godono di assoluta gratuità oltre che di una corsia preferenziale direttamente nelle questure proprio per motivi umanitari legati alla guerra. Ma il 26enne indagato, residente nel Reggiano, avrebbe chiesto soldi (circa cento euro ciascuno) a sei ucraini – come il numero dei casi finiti sotto la lente investigativa – che si erano rivolti al piccolo patronato cittadino dove opera, che ha sede in zona stazione a Reggio Emilia, riconosciuto dal Ministero del Lavoro, garantendo loro che la documentazione sarebbe arrivata celermente in questura (dove sarebbe ugualmente finita in tempi rapidi). L’indagine è scattata proprio dopo che l’ufficio immigrazione della questura di Reggio Emilia è venuto a conoscenza dalle sei presunte vittime del raggiro, convocate per il disbrigo della pratiche, avevano versato somme di denaro al patronato per pratiche che in realtà dovevano essere gratuite. L’inchiesta – coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi e dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci e condotta da squadra mobile e ufficio immigrazione della questura – ha portato alla richiesta, poi accolta dal gip Dario De Luca, di misura cautelare nei confronti del 26enne. (ANSA).