(ANSA) – ROMA, 22 NOV – "Quando si parla di prevenire la violenza maschile contro le donne la cosa da fare è mettere al centro il genere, i modelli di ruolo di genere, i modelli di amore e di relazione intima. Qualunque altra ricetta, come quella di chi propone l’educazione civica, riporta le lancette indietro di decenni e mostra di ignorare le dinamiche particolari di questo fenomeno, che non è certo riconducibile ad una generica mancanza di rispetto, di cultura della legalità o di empatia né è paragonabile ad altre e pur gravi forme di violenza come il bullismo". Lo dice la sociologa dei media ed esperta di studi di genere, Commissaria AgCom, Elisa Giomi a proposito del dibattito che si è "finalmente aperto sulla violenza sulle donne che vede coinvolte tutte le istituzioni e le parti sociali". "Comunque la si chiami, educazione affettiva, sessuale, alle relazioni, alle differenze, siamo in grave ritardo e a dircelo sono i numeri che ci consegnano le cronache e gli allarmi dei centri antiviolenza" prosegue Giomi che a proposito della necessità di focalizzarsi sui modelli di ruolo di genere ricorda: "Siamo circondati da bravi ragazzi che non hanno mai usato violenza contro i propri compagni di studio, amici o datori di lavoro, neppure in risposta alle vessazioni, eppure sono capaci di uccidere ferocemente colei che dicevano di amare". "Puntare il dito sul genere non significa certo mettere sotto processo i ‘maschi in quanto maschi che equivarrebbe a concepire la violenza come dato di natura e quindi immodificabile. Al contrario, significa andare al cuore delle leggi non scritte che tutti e tutte abbiamo interiorizzato fin da bambini, e che portano a vedere la violenza come un’espressione legittima, addirittura costitutiva del genere maschile, banco di prova di virilità, forma accettabile sia nei bambini che negli uomini di espressione delle emozioni negative, di risoluzione dei conflitti, di affermazione del potere" prosegue Giomi che conclude: "La violenza sulle donne è un problema strutturale anche nelle nostre società moderne e avanzate, per questo occorre smantellare l’ordine simbolico che la produce e per farlo è fondamentale l’impegno di tutti, famiglie, scuola, università, politica e istituzioni". (ANSA).