(ANSA) – OLBIA, 18 NOV – Sono trascorsi dieci anni dal passaggio del ciclone Cleopatra sulla Sardegna: quel 18 novembre del 2013 la furia dell’acqua si concentrò sulla Gallura e su Olbia provocando tredici vittime, nove delle quali in città, su un totale di 19 in tutta l’Isola, e causando danni per decine di milioni di euro. A crollare, portando giù con sé in un enorme cratere tre persone, Bruno Fiore, 68 anni, sua moglie Sebastiana Brundu, di 61, e Maria Loriga, di 54, fu il ponte sulla strada provinciale 38 all’altezza di Monte Pino, chiuso da allora. Da dieci anni gli abitanti della zona riuniti in un comitato, protestano e chiedono risposte alle istituzioni. Lo hanno fatto anche oggi con un sit-in a La Maccia Manna, all’incrocio della provinciale 38, principale collegamento tra i comuni dell’Alta e della Bassa Gallura. Molte delle loro attività sono in ginocchio. "Ho perso tutti i clienti di passaggio e anche quelli più affezionati non vengono più – racconta Anna Lisa Fresi, proprietaria dell’agriturismo Monte Pino – In questi dieci anni non si sono visti progressi". "La provinciale 38 sarà un’altra incompiuta. Siamo stati dimenticati così come le vittime di quella tragedia – ripete la presidente del comitato Giuseppina Pasella – Stiamo raccogliendo le firme per dire ‘Io c’ero’, e dare la nostra vicinanza ai familiari delle vittime". Lo scorso aprile la Regione e l’ex Provincia Olbia Tempio hanno dato il via libera a un progetto che prevede l’accorpamento in un unico appalto dell’intero tratto stradale distrutto, con dieci attraversamenti idraulici da realizzare, per un importo complessivo di 19,5 milioni di euro. "Ma è di nuovo tutto fermo – denuncia Pasella – L’Anas presto chiuderà il cantiere e la Provincia non ha ancora fatto neanche i carotaggi, nonostante abbia 10 milioni e 200 mila euro a disposizione". Quanto agli interventi anti alluvione, in questi giorni è stato presentato l’ultimo progetto di fattibilità per la mitigazione del rischio idrogeologico: sul piatto 178 milioni di euro per realizzare tre canali scolmatori che promettono di portare l’acqua fuori dalla città di Olbia. (ANSA).