Piscina di Muggiò, il Comune di Como archivia definitivamente il progetto di partenariato pubblico privato per la riqualificazione dell’impianto avanzato dalla società Nessi & Majocchi. “Non sussiste più l’interesse pubblico per l’Ente alla realizzazione della proposta, data la sua elevata onerosità nonché stimati i tempi di aggiornamento della proposta stessa”, si legge della delibera della giunta di Palazzo Cernezzi. I costi sarebbero infatti lievitati rispetto a quelli prospettati inizialmente a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del costo del denaro.
“Il cronoprogramma contenuto nella proposta, – si legge ancora nel documento – che indica in 365 giorni il tempo complessivo utile per la realizzazione del lavoro, non tiene conto della necessità di procedere con l’aggiornamento del progetto, sia in termini economici, sia sui tempi di verifica del progetto esecutivo e dei collaudi. Per il procedimento complessivo saranno necessari presumibilmente oltre 900 giorni”.
Per la riqualificazione dell’area di Muggiò il Comune guarda ancora alla partita aperta con Varese e Milano per la costruzione del Centro federale del ghiaccio, che porterebbe sul territorio i fondi del Pnrr. Il progetto prevede la demolizione della struttura esistente e la realizzazione di un nuovo impianto, con vasche estive esterne. “Questa nuova ipotesi di sviluppo – si legge nella delibera – potrà produrre notevoli risparmi energetici per l’introduzione di sistemi di cogenerazione, refrigerazione”.
Intanto, sulla piscina di Muggiò, chiusa dall’estate del 2019, è ancora scontro politico. Sulla delicata questione interviene il consigliere comunale del Pd Stefano Legnani. “In consiglio comunale, – dice – rispondendo a una mia interrogazione, il sindaco ha affermato che i cavi tranciati dai vandali la scorsa estate hanno avuto un forte impatto sulle possibilità di ristrutturazione tanto che i costi per il rifacimento dell’impianto elettrico renderebbero antieconomico un intervento sull’attuale struttura. Rapinese però, a precisa domanda, non ha saputo quantificare i costi” afferma il consigliere dem in una nota, aggiungendo: “La verità è che il sindaco, ben sapendo da sempre che l’attuale piscina non si poteva ristrutturare, utilizza ora l’atto di vandalismo come giustificazione di un maldestro cambio di rotta. La prospettiva non è rosea: – conclude Legnani – l’amministrazione Rapinese sarà la prima a tenere chiusa per cinque anni la piscina olimpionica”.