(di Massimo Lomonaco) (ANSA) – TEL AVIV, 08 NOV – Il soldato ha il copricapo rituale ebraico in testa, viene da Lod, città mista del centro di Israele e parla chiaro ad un mese dall’attacco del 7 ottobre. "Io credo che dobbiamo eliminare Hamas totalmente. Non solo per noi ma anche – dice all’ANSA – per i palestinesi". La sua unità di artiglieria, la 454, composta interamente di riservisti, si trova nel sud di Israele ad un tiro di schioppo dal confine con Gaza. In un grande campo sterrato sono sistemati tank che martellano – su indicazione delle truppe già all’interno della Striscia – le postazioni di Hamas. E’ un tiro quasi continuo e i giornalisti – in giubbotto antiproiettile ed elmetto obbligatori – sono costretti a mettersi protezioni per le orecchie per attutire l’impatto assordante dei lanci. Per arrivare alla base dell’unità, accompagnati dai soldati, si attraversa la statale vicina e ci si addentra nella vegetazione fino ad arrivare al campo. A non molta distanza la strada è ingombra di auto civili: la guerra in uno scenario di normalità. "Dobbiamo liberare Gaza da Hamas – insiste Matan -. Usa i civili come scudi umani e i palestinesi soffrono per Hamas. Finché esisterà, Israele continuerà a essere in pericolo". Accanto a lui, un gruppo di commilitoni – tutti 30enni – assentono mentre poco lontano sono impilati i proiettili da lanciare. Al riparo di uno dei tank, Matan spiega che "bisogna portare a termine la missione, liberare gli ostaggi ed eliminare questa organizzazione terroristica che vuole solo una Palestina dal fiume al mare senza uno Stato ebraico. Questo – dice – non lo accetteremo mai, anche se spero che sia l’ultima guerra. Alla fine anche con la vittoria, il conflitto sarà un grande trauma per tutto il Paese". (ANSA).