Questa è la storia, bellissima, di Valentina Romano, così come l’ha raccontata su Facebook. Adesso bisogna aiutarla a trovare i discendenti della famiglia Bianchi.
“Oggi, mentre camminavo sotto la pioggia lungo via Pasquale Paoli per entrare al Giovio, liceo in cui insegno, ho trovato per terra questa cartolina, o forse è questa cartolina che ha scelto di trovare me per regalarmi un’emozione tanto forte quanto inaspettata. È datata 17 ottobre 1944 ed è stata spedita col servizio postale tedesco da Breslau (Breslavia), città della Polonia allora sotto il Terzo Reich, come attesta sulla cartolina il timbro con l’aquila nazista. A scrivere è un certo Roberto Bianchi, che la indirizza al padre Cesare che vive a Faggeto Lario.
Ne riporto la trascrizione (inserendo solo i segni di punteggiatura, che per lo più mancano) e con beneficio del dubbio su qualche parola poco leggibile.
“Cari genitori,
dopo un lungo silenzio eccomi ha voi col farvi sapere che mi trovo in un altro sito ove qui lavoro la terra. Sono in aperta campagna in case di contadini. Mangiare non me ne manca, perciò non preocupatevi di nulla che sto veramente bene. Vorrei così sperare che godiate voi di così buona salute, così come anche dei nonni. E così pure di me non datevi pensiero se tarderà la posta. Come certo sapete sono momenti (?) poco critici per tornare a casa. Pensate ha tirare avanti più bene che potete la vita, certo sì tanto dura. Raccomando te, mamma, di non strapazzarti di lavoro e così pure anche te, babbo.
Sempre vi sono vicino col pensiero. Non mi resta così che mandarti un bacio, ha te cara mamma e caro babbo, fiducioso che mi presto ritorno fra voi, miei cari”.
Mi piacerebbe se i miei amici di Facebook e in particolare i miei amici giornalisti, Davide Cantoni e Paolo Moretti, mi aiutassero con le loro conoscenze a restituire questa cartolina ai familiari delle persone menzionate.
Nel caso in cui non si facesse vivo nessuno a reclamarla, vorrei tenerla io: credo che le cose non accadano mai per caso, e mi piace pensare che, per come sono fatta e per il lavoro che faccio, oggi questa cartolina dovesse capitare proprio a me”.
E poi è finita così (molto bene):