(ANSA) – GENOVA, 07 NOV – "Castellucci, come direttore generale, aveva una profonda conoscenza dell’azienda e degli aspetti tecnici. Si interessava di persona delle problematiche. Se le cose non andavano alzava il telefono e chiamava". Lo ha detto Mario Bergamo, ex responsabile sicurezza e manutenzioni di Aspi, uno dei 58 imputati nel processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). "Aveva fatto una ricognizione nelle direzioni di tronco – ha proseguito – con gli addetti alla sicurezza. Aveva organizzato un pullman con il quale girava per farsi una idea di come venissero svolte le attività. Lo faceva abitualmente. Era sempre preparato". Bergamo ha spiegato anche degli attriti che ci furono con Paolo Berti (ex numero due di Aspi e anche lui imputato). "Non abbiamo interagito in modo positivo perché avevamo due modi di operare diversi. Io facevo riunioni, esaminavo il problema, lui mandava mail. Era un modo incompatibile con il mio percorso manageriale. È rimasto un mistero per me il motivo per cui venne scelto lui". Ci fu anche una discussione animata dopo una valutazione scarsa che Berti fece sull’operato di Bergamo. "La terza volta ida quando ero lì che alzai la voce. Era una valutazione mortificante e irritante, mi scocciava una valutazione così". Bergamo ha poi spiegato che per lui contava "lavorare bene, non le remunerazioni. Io sono sempre stato con la schiena dritta in Aspi. Quando mi sono imposto ho ottenuto quello che serviva. Non ho mai dovuto accettare compromessi di nessun tipo". Dopo Bergamo inizierà, la settimana prossima, l’esame di Michele Donferri Mitelli, l’allora numero tre di Autostrade. (ANSA).