E’ormai vicino ai minimi storici il livello del lago di Como. Complici un settembre ben poco piovoso, le giornate ancora calde e l’utilizzo intensivo dell’acqua per le aziende a valle del Lario, l’altezza sullo zero idrometrico oggi segnava un eloquente -35 centimetri, valore che si avvicina pericolosamente ai picchi negativi del passato.
Una situazione che sta creando non pochi problemi sia a Como che sulle sponde dei Comuni rivieraschi. Negli ultimi giorni, infatti, sono stati segnalate difficoltà di attracco sia per i mezzi della Navigazione, sia per le imbarcazioni private. E naturalmente si è accesa la spia dell’allarme anche per la tenuta delle sponde, in diversi Comuni già messe a dura prova dal livello basso delle acque e dunque dall’assenza della pressione che ne assicura stabilità e equilibrio.
Poche, tra l’altro, le indicazioni di un imminente cambio di rotta: ancora oggi pomeriggio il deflusso delle acque in uscita dal lago era di 91 metri cubi al secondo, per nulla compensati dai 47 in entrata. Un valore dimezzato, quest’ultimo, che spiega perché il Lario si stia gradualmente svuotando.
Durissimo sulla questione è il presidente dell’Autorità di Bacino, Luigi Lusardi: “Regione Lombardia e Stato incassano oltre 100 milioni all’anno per la vendita dell’acqua a industrie e aziende agricole e a noi non viene un centesimo – afferma – E’ una vergogna che fa il paio con l’assenza di qualsiasi rappresentante istituzionale di Como nel Consorzio dell’Adda. Per il turismo, per la pesca e per la navigazione il lago così basso è un danno grave oltre e un pericolo per la sicurezza di moli e sponde nei Comuni”.