Esplode in un clamoroso caso politico il possibile reintegro in Comune a Como di Pietro Gilardoni e Antonio Ferro, i dirigenti arrestati il primo giugno scorso e da poco tornati in libertà nell’ambito dell’inchiesta su appalti pubblici e paratie che approderà a processo il 24 novembre. A Palazzo Cernezzi il tema ha letteralmente infuocato l’ultima riunione della giunta Lucini, con due assessori che hanno espresso fortissimi dubbi (per non dire vera e propria contrarietà) sul ritorno al lavoro di entrambi, anche se in settori diversi da quelli di partenza.
Sono Lorenzo Spallino (deleghe a Urbanistica e Edilizia privata) e Marcello Iantorno (Patrimonio e Legalità), in particolare, ad aver espresso in termini molto vigorosi le perplessità sulla situazione.
Ad oggi Gilardoni e Ferro risultano in ferie fino al prossimo 2 ottobre. Dal giorno successivo, però, avrebbero pieno diritto di riprendere servizio a Palazzo Cernezzi con turni e retribuzioni regolari. Il primo problema posto con forza da Spallino e Iantorno riguarda l’opportunità che i due dirigenti tornino negli stessi uffici lasciati al momento dell’arresto, ovvero Reti tecnologiche e Strade per Gilardoni e Opere pubbliche e manutenzione dell’edilizia comunale per Ferro. Eventualità nemmeno presa in considerazione dall’assessore all’Urbanistica, questa, ma che però finora non vede alcuna soluzione alternativa.
E però ai rumors ufficiosi ma attendibili raccolti in queste ore, emerge addirittura che Spallino avrebbe posto un veto categorico sull’eventualità che Ferro possa tornare a un qualsiasi incarico che interagisca con i settori da lui gestiti; e come se non bastasse, Iantorno – su posizioni ancora più dure – avrebbe esplicitamente affermato che prima dell’eventuale rientro in servizio dei due dirigenti, la Commissione Disciplinare comunale dovrebbe esprimersi senza incertezze sull’esistenza o meno di ogni possibile rischio di incompatibilità, aggiungendo anche grossissimi dubbi personali sull’opportunità tout court del doppio reintegro a poche settimane dall’inizio del processo e magari in settori del Comune interessati dalla gestione di gare e appalti. Dire che dai due assessori sia partito il messaggio o “noi o loro” forse è troppo, ma il concetto di fondo in realtà è davvero quello.
Non va dimenticato, d’altronde, che pochi giorni dopo l’arresto dei due dirigenti, proprio Spallino e Iantorno si recarono dal Procuratore capo di Como per rivendicare al Comune il ruolo di parte lesa, così come non è un mistero la volontà degli stessi di costituire l’amministrazione parte civile nel processo.
Il caso, dunque, è delicatissimo e irrisolto. E senza una soluzione entro il 2 ottobre potrebbe diventare una bomba politica per la giunta di Como.
il ponte di via Badone che deve essere modificato, il reintegro di persone indagate, centro migranti già in difficoltà. mi sembra che basti per capire da chi governi il territorio. povera Como, cosi bella e cosi brutalizzata.