Un doppio racconto di Michela Vitale e Andrea Bambace percorre questo primo giorno, difficile, difficilissimo. Il campo migranti di via Regina ha aperto le porte e non tutti vogliono andare a viverci.
La mattina
Un piccolo gruppo si è spostato, ma la maggior parte dei migranti è ancora accampata ai piedi della stazione San Giovanni. Da questa mattina è operativo a Como il centro di accoglienza allestito nell’area ex Rizzo in via Regina Teodolinda: 50 container per un totale di 300 posti letto. Da oggi dunque anche i servizi mensa avverranno esclusivamente nel campo governativo. Novità che non ha fatto cambiare idea a chi rifiuta lo spostamento. Molte persone, etiopi in particolare, non hanno intenzione di lasciare le tende. Un gruppo si è riunito in un’assemblea improvvisata, al loro fianco esponenti “no borders”. Non sono mancati alcuni momenti di tensione quando è arrivato uno dei mediatori della Caritas diocesana per spiegare come funziona il campo.
“Abbiamo attraversato il deserto del Sahara, abbiamo visto la guerra, abbiamo compiuto un viaggio in condizioni disperate, non ci spaventa stare qui all’aperto. Non vogliamo il campo ma poter attraversare il confine”, hanno detto stamattina i migranti che hanno deciso di parlare con i giornalisti.
Nonostante le posizioni più rigide a poco a poco in tarda mattinata qualcuno ha iniziato a incamminarsi verso il centro. Il primo punto della situazione è stato fatto intorno alle 13.30
Tra le prime ad arrivare alcune donne. La permanenza nel centro – spiegano infine dalla Caritas – è legata al cammino di ogni singolo ospite e dal percorso che dovranno svolgere, a questo servirà il supporto dei mediatori culturali.
Oggi fuori dal cancello abbiamo incontrato un giovane della costa d’avorio che ha scambiato con noi solo poche parole. Si stava dirigendo in stazione dai fratelli. “Verranno, verranno, qui è meglio”, ha detto.
Pomeriggio e sera
Da una parte, l’accampamento – da oggi definitivamente abusivo – di San Giovanni. Dall’altra, il campo governativo di via Regina. Il trasferimento dei migranti non è cosa semplice. Tantomeno scontata. Il servizio pasti, da oggi, è stato spostato in via Regina. Ma questo non è sufficiente a convincere trecento migranti ad abbandonare in pochi minuti il prato della stazione, dove vivono ormai da oltre due mesi.
Le autorità puntano a farlo attraverso un’opera di convincimento. In altre parole, vorrebbero evitare l’uso della forza per sgomberare San Giovanni. Dove, comunque, non verranno tollerati ulteriori accampamenti nei prossimi giorni. Su questo punto, il prefetto di Como è stato fermo.
Il trasferimento è iniziato in modo lento, stamattina. Poi ha accelerato nel corso della giornata. In serata erano sessanta i migranti che avevano scelto di spostarsi a vivere in via Regina.
Quindi, la maggior parte – per ora – è ancora in stazione San Giovanni, dove l’accampamento è ancora del tutto funzionante. Tende montate, panni stesi, momenti di preghiera.
A un chilometro di distanza, in serata il campo di via Regina inizia ad animarsi, pur nel riserbo più assoluto. Le telecamere non possono entrare. Gli operatori della Croce Rossa non possono parlare con i giornalisti. L’ingresso è presidiato da una pattuglia della polizia. E alla spicciolata arrivano i migranti, in gruppi da due e da quattro. Alcuni guardano e se ne vanno. Altri entrano. E decidono di rimanere.