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L’avevo già notato ieri sera durante il tg e adesso ne ho la riconferma: la conduttrice è incomprensibilmente aggressiva, il tono dell’interviswta è da subito alquanto sostenuto. Perché? Contraddire, poi, Spallino quando egli adombra l’opinione che il clima elettorale possa c’entrare con le polemiche, non ha davvero motivo di essere. La risposta conclusiva della conduttrice: “il clima elettorale non c’entra” è davvero sopra le righe. Avrei capito il senso di quella conclusione in bocca a un esponente dell’opposizione…Mah.
Comunque, Spallino (di cui ho apprezzato la pacatezza durante tutta l’intervista) ha ben spiegato quello che io avevo intuito, e non era davvero difficile, e cioè che ridurre la pendenza avrebbe comportato un allungamento significativo della passerella e la conseguente invasione degli spazi (limitati).
Gentilissimo,
libero di pensarla (e scriverla) come crede, ci mancherebbe altro, questo è uno spazio libero e aperto a tutti (siamo ancora nelle fasi iniziali quindi mi preme sottolineare questa cosa a ogni intervento).
Mi conceda però un velocissimo pensiero: quanto lei infila (un po’ forzosamente) sotto la cappa dell’aggressività e del tono sostenuto rientra, viceversa, in un modo di fare giornalismo che sottoscrivo e che stimolo, insieme con i colleghi, ogni giorno.
Uno stile, diciamo un approccio, mai gratuitamente polemico (sia chiaro) ma analitico e reattivo. Che, cioè, non si limiti a registrare una posizione e un’altra (per questo basterebbe la figura del passamicrofono) ma che si faccia mediatore e decrittatore. A maggior ragione quando un ospite (di maggioranza, d’opposizione, civico o quel che vogliamo) non ha un contraltare equivalente che possa bilanciarlo.
Non ho l’abitudine di pensare al giornalista come a un passivo lettore di veline.
Infine, questione elettorale: non sono ancora un vecchio della professione ma qualche anno (soprattutto a occuparmi di politica) l’ho passato. 365 giorni prima delle elezioni per ciascun politico ogni vicenda (pure i tombini di piazza Cavour) assume la forma dell’urna. La storia, questa triste, pasticciata, imbarazzante storia del Ponte è un fatto di cronaca. Che trattiamo come deve essere trattato.
A presto e grazie dei suoi – tutt’altro che sporadici, sia detto con il sorriso – contributi.
Davide Cantoni
Direttore Responsabile
Comincio dal fondo.
I miei “tutt’altro che sporadici” interventi devono essere sporadici? -‘)
Sul giornalista passamicrofono o passaveline, con me sfonda una porta aperta. Essendo un estimatore di Report – a mio giudizio la migliore trasmissione tv di inchiesta – ho ben presente la sagacia dei giornalisti di quella testata, una sagacia che però, sempre a mio parere, non ha mai sconfinato nella iattanza. Poi, sa, le intenzioni possono anche essere buone, di più, ottime, ma ciò che conta è quanto arriva all’ascoltatore. A me è arrivato quanto ho sentito l’esigenza di riferire.
Buon lavoro