Nella storia di Como non esiste probabilmente alcun precedente paragonabile: oltre 300 migranti giovedì sera hanno sfilato per la città in un corteo durato 3 ore per chiedere l’apertura delle frontiere e per ribadire a gran voce il no al campo d’accoglienza di via Regina. Dietro una lunga serie di striscioni contro le “deportazioni”, ossia i trasferimenti forzati negli Hotspot del Sud Italia, contro il razzismo e contro i respingimenti al confine con la Svizzera, i migranti si sono mossi dalla stazione San Giovanni attorno alle 19.45 per poi percorrere il percorso via Gallio-viale Varese-via Volta-viale Cattaneo-piazza Vittoria-via Milano. Enorme lo spiegamento delle forze dell’ordine, con polizia, carabinieri e polizia locale a scortare i manifestanti – tra i quali anche molti attivisti “No Border” e qualche “tuta nera” venuta da fuori Como – e a bloccare la viabilità nei punti più trafficati.
Incessante l’urlo degli slogan, in particolare “Open the borders” e “Freedom” sovente gridati mimando il gesto delle manette anche se non è mancato pure un “Grazie Como” scandito in via Milano Alta, strada teatro anche di balli e canti sulla musica diffusa tramite un altoparlante collocato su un carrello.
Nessun reale problema di ordine pubblico, se non limitatamente a un paio di episodi in cui il clima si è fatto più teso: la presenza di una decina di militanti del gruppo di estrema destra “Forza Nuova” apparsi a metà serata ma che comunque non ha mai interagito con il corteo; e poi l’arrivo sulla via del ritorno verso la stazione (nel tratto via Grandi-tangenziale) di diversi militanti vestiti di nero e in taluni casi incappucciati che hanno gridato diversi slogan offensivi contro le forze dell’ordine. Il tutto, però, si è svolto senza ulteriori strascichi, fino alla conclusione del corteo di nuovo al parco della stazione San Giovanni poco prima delle 23.