La riunione è stata chiesta d’improvviso, stamattina poco prima delle 10, dall’assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino. Nemmeno un’ora dopo, la giunta comunale si è riunita in maniera informale – o carbonara, se si vuole – per ascoltare i pareri dello stuolo di avvocati e consulenti legali (comaschi e non) sull’affaire Ticosa. O meglio, sulla proposta di divorzio consensuale avanzata da Multi così da lasciarsi una volta per sempre e restituire l’area di via Grandi a un futuro tutto da costruire.
E dunque – sebbene non ancora tramite carte ufficiali – la giunta stamane avrebbe detto sostanzialmente sì: la proposta della società che non vede l’ora di abbandonare Como, è interessante. Accoglibile, in linea di massima. Orientamento non solo politico, evidentemente, visto che anche i pareri legali sembrano andare nella direzione dell’intesa con Multi, chiudendo d’un botto 11 anni di progetti mai realizzati e tutti i contenziosi in corso o potenzialmente in arrivo.
Persino la partita economica, in questo senso, non determinerebbe troppi danni a Palazzo Cernezzi: se è vero che la fidejussione da 3 milioni depositata dai privati nel 2006 a garanzia dell’intervento difficilmente entrerà nelle casse comunali (ma di fatto, se l’affare andasse in fumo, sarebbe una partita nulla nel complesso), è altrettanto probabile che l’amministrazione non dovrà ripianare con un centesimo per l’abbattimento dell’ex Corpo a C della Ticosa, demolito da Multi nel 2007 con una spesa di 750mila euro.
Resta il nodo bonifica: 6,5 milioni di euro spesi da Palazzo Cernezzi anche se l’esborso sarebbe dovuto essere in gran parte a carico della società. Ma siccome una pulizia dei terreni era necessaria a prescindere, è facile immaginare che un’intesa si troverà. A breve, tra l’altro, così che poi il consiglio comunale possa ratificare (o eventualmente bocciare) la chiusura di un capitolo per aprirne – su carta bianca – un altro. L’ennesimo.