Dopo settimane di relativa calma, sono ore di tensione alla stazione San Giovanni. A innescare il clima pesante, a tutto danno delle decine di volontari comaschi che finora hanno assicurato senza problemi ogni tipo di assistenza ai migranti, è stato e continua a essere un gruppo di “No Borders” giunto a Como in prevalenza dalla Svizzera.
Domenica scorsa l’esposizione di striscioni contro le frontiere, l’allestimento senza alcuna autorizzazione di una sorta di cucina da campo con tanto di grosse bombole del gas e poi un’improvvisata distribuzione di abiti, ha richiesto un primo, massiccio intervento della polizia che di fatto ha costretto i “No Borders” a smantellare tutto e rinunciare alla distribuzione degli abiti.
Ne è nata, però, una sorta di mobilitazione anche degli stessi migranti, che – sempre sostenuti dai “No Borders” svizzeri in trasferta – si sono rifiutati in massa di recarsi alla mensa di Sant’Eusebio per la cena. Decisione replicata anche oggi a pranzo, quando nell’area ex Stecav di viale Innocenzo è arrivata solo poco più della metà dei migranti, con oltre 100 pasti sui 360 preparati dalla Caritas rimasti nei furgoni.
Situazione tesa, insomma, a dispetto dei numerosi tentativi di smorzare i toni partiti dai singoli volontari e dall’Osservatorio migranti Como, che ha lanciato un appello affinché “la stazione San Giovanni non diventi terreno di scontro sula pelle dei migranti”.
Durissimo, infine, il direttore della Caritas: “E’ in atto una campagna contro di noi da parte dei No Borders, con la diffusione di notizie infondate sul futuro campo di via Regina – dice Roberto Bernasconi – Quella sarà una struttura aperta e libera, ma vedo intenzioni politiche dietro certe false informazioni ai migranti”.