Il poliziotto si finge cliente, entra nel centro massaggi cinese e scopre una giovane clandestina al lavoro. Il bilancio, al termine dei controlli, parla di tre donne di nazionalità cinese denunciate.
Nei giorni scorsi, ma la notizia è stata diffusa solo oggi, gli agenti in servizio alla Divisione Amministrativa e di Sicurezza della questura di Como, supportati dai colleghi dell’ufficio di Gabinetto, si sono recati a Ponte Chiasso, quartiere comasco al confine con la Svizzera, al “Centro Tuina” per verificare la correttezza degli adempimenti amministrativi dei locali e dei lavoratori.
I controlli nel centro massaggi
L’indagine ha riguardato in primis l’autorizzazione comunale, la S.C.I.A. (la Segnalazione Certificata di Inizio Attività), regolarmente presente. Poi ha riguardato anche le donne che erano impiegate all’interno dei locali.
Le verifiche hanno permesso di accertare come la titolare dell’esercizio pubblico, che non era presente al momento dei controlli, fosse una cittadina cinese residente nel milanese. La donna aveva concesso in gestione gli spazi ad una connazionale con mansione di receptionist e cassiera.
In particolare – spiega la questura – uno degli agenti, dopo essersi presentato al centro fingendosi un normale cliente, è stato accolto da una prima donna che lo ha fatto accomodare in una stanza destinata al massaggio, in attesa che una ragazza più giovane, già impegnata con un altro cliente, potesse effettuare la prestazione.
A questo punto tutti i poliziotti sono entrati nella struttura, identificando le lavoratrici presenti e il cliente.
Gli ulteriori accertamenti hanno permesso di chiarire che la ragazza materialmente impegnata ad effettuare il massaggio era clandestina, quindi senza documenti che potessero dimostrare la sua identità e la sua regolare permanenza in Italia.
Gli accertamenti in questura
Di conseguenza, entrambe le cittadine cinesi sono state accompagnate in questura e denunciate all’Autorità giudiziaria. In totale sono state denunciate la donna che gestiva l’attività, in concorso con la titolare dell’autorizzazione, per aver fatto lavorare alle proprie dipendenze la cittadina clandestina priva del permesso di soggiorno e la massaggiatrice stesa per essere in Italia in violazione delle disposizioni del Testo Unico sull’Immigrazione.