La povertà si tramanda di generazione in generazione, anche nella ricca Lombardia. E’ quanto emerge dalla ricerca condotta dalle 10 Caritas diocesane della regione, che ha visto in prima linea anche quella di Como.
Il confronto tra la condizione degli assistiti e quella delle loro famiglie di origine ha permesso di approfondire il fenomeno per capire quanto è forte il rischio di rimanere intrappolato in percorsi di fragilità. Analizzati tre aspetti in particolare: istruzione, occupazione e condizione economica. Nelle testimonianze raccolte i casi di povertà ereditaria pesano per il 59,3%. Quasi 6 persone su 10 risultano vivere una condizione di precarietà in continuità con la propria famiglia di origine.
L’analisi della Caritas di Como
«Per chi si colloca nelle posizioni più svantaggiate della scala sociale si registrano scarse possibilità di accedere ai livelli superiori. La povertà, anche nei nostri territori, finisce per essere trasmessa di padre in figlio come emerge dal rapporto “Pavimenti appiccicosi”». Conferma Ivana Fazzi, assistente sociale e operatrice della Caritas diocesana di Como.
La diocesi di Como si è ritrovata insieme a Caritas Ambrosiana in un lavoro di approfondimento rispetto alle esperienze dei volontari dei Centri di ascolto e di altri gruppi del territorio. «Abbiamo poi intervistato alcuni beneficiari dei servizi dando raccontando le storie di vita di alcune persone in cui la povertà è stata presente in almeno tre generazioni – spiega ancora Fazzi -. Quello emerso è un quadro molto complesso fatto di varie fragilità: in primo luogo quella economica spesso legata ai cosiddetti “lavoratori poveri” con stipendi non sufficienti per mantenersi o con lavori irregolari. Centrale diventa, dunque, per i nostri servizi la necessità di stare accanto, in dialogo, provando a favorire – conclude l’operatrice della Caritas comasca – un cambiamento rispetto a fragilità storiche».
Per spezzare la catena della povertà intergenerazionale quindi i soli aiuti materiali non risultano risolutivi se non accompagnati da relazioni di fiducia e dall’inserimento nelle comunità territoriali di riferimento.
“La situazione lombarda rispecchia quella nazionale – si legge nella nota diffusa – nemmeno una regione avanzata e dinamica come la Lombardia sembra attenuare questa tendenza. In un contesto di questo tipo gli intervistati sono accomunati dalla sfiducia nel futuro e dalla convinzione che un riscatto non sia possibile”.