(ANSA) – BUSTO ARSIZIO, 16 OTT – Tre litri di droga dello stupro importata in Italia dalla Cina e pagata in Bitcoin: nuovo processo per Ciro Di Maio, il conduttore tv e attore, che in tv ha esordito a fine anni ’90 come uno dei "Carramba boys", già arrestato un anno e mezzo fa con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. Il sostituto procuratore di Milano Baj Macario, dopo le indagini della Gdf di Malpensa, ha chiesto per lui il giudizio immediato. Per un analogo reato, Gbl spedita dall’Olanda, il 24 agosto 2021 era stato arrestato e poi condannato dal Tribunale di Milano che gli concesse le attenuanti generiche, a un anno e 4 mesi. Il secondo arresto, che ha visto l’ex conduttore Rai prima ai domiciliari e poi in libertà allo scadere dei termini di custodia cautelare, parte da una spedizione arrivata alla Cargo City dell’aeroporto di Malpensa proveniente dalla Cina, intercettata dalle Fiamme Gialle. Con l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria di Busto Arsizio, i finanzieri hanno eseguito una consegna controllata al fine di acquisire ulteriori prove utili a individuare i responsabili del traffico di droga seguendo, in incognito ed a distanza, la spedizione fino alla consegna della stessa al destinatario avvenuta a Milano. Il conseguente intervento in flagranza, ha consentito di sequestrare la spedizione contenente circa 3 litri di Gbl e di arrestare l’importatore. Durante l’operazione, i finanzieri hanno perquisito l’abitazione dell’arrestato ed hanno trovato altro Gbl, in gergo detto anche "Gisella" o "Geena", Cocaina e Mefedrone. La "Gisella" importata veniva poi assunta oppure ceduta, secondo l’accusa, utilizzando anche servizi di corrieri a richiesta. Dai primi accertamenti era emerso che l’attore acquistava lo stupefacente on-line e lo pagava in moneta virtuale: l’etichettatura indicava che il pacco conteneva silicone. In sede di convalida davanti al Gip Di Maio si era avvalso della facoltà di non rispondere rilasciando spontanee dichiarazioni: "la droga era per uso personale. Non l’ho mai ceduta ad altri". La stessa linea difensiva tenuta nel primo processo. (ANSA).