(ANSA) – BOLOGNA, 25 SET – Federico Aldrovandi moriva 18 anni fa a 18 anni, ucciso durante un controllo della polizia in un parco a Ferrara. "Caro Federico, ogni anno a quest’ora il mio respiro inevitabilmente si affievolisce e i ricordi tristi di un’alba inspiegabilmente assassina, continuano a tormentarmi. Sono trascorsi diciotto anni da quell’assurda domenica mattina, di quel 25 settembre 2005. In pratica, il tempo che tu hai vissuto su questa terra", scrive il padre, Lino Aldrovandi, in un lungo intervento notturno su Facebook. "Sono stati anni molto difficili quelli a seguire, che hanno cambiato la vita a me, a Patrizia e a Stefano. Amaramente dico che forse non siamo più gli stessi. Quel 25 settembre alla nostra famiglia accadde l’irreparabile. E mai a nessuna famiglia dovrebbe accadere". Per la morte di Federico furono processati quattro poliziotti, il reato fu qualificato come eccesso colposo in omicidio colposo e la pena fu tre anni e sei mesi. "Ai miei occhi di padre, ormai vecchio e stanco, condannato a sopravvivere con un dolore e una pena che non avrà mai fine, chi ti uccise (4 poliziotti), tra l’altro reintegrato dopo aver scontato la pena (quale pena?) nella stessa polizia, alla luce dei fatti ricostruiti processualmente, per me non sarà mai e poi mai un poliziotto", continua, lui che era un agente della municipale, con un padre carabiniere. "A volte mi domando, quale terrore e quale orrore possa aver provato Federico quella maledetta mattina, con lui a domandarsi, mentre la sua vita svaniva: ‘sto chiedendo aiuto papà a uomini in divisa simile alla tua e a quella del nonno, di cui parlavate un gran bene, ma non mi stanno ascoltando’". "La tua Federico fu un’uccisione, senza se e senza ma. E tale rimarrà per sempre", conclude Lino Aldrovandi. (ANSA).