(ANSA) – GOTEBORG, 13 AGO – Nell’ambito dell’ultimo giorno del festival ‘Way Out West’ a Göteborg, si è tenuta la prima svedese di ‘After Work’. Il documentario, già uscito nelle sale italiane lo scorso giugno, che affronta la relazione delle persone con il mondo del lavoro in un mondo sempre più tecnologico, attingendo esempi dal Sud Corea, gli Stati Uniti, il Kuwait e l’Italia. Al termine della proiezione, il regista italo-svedese Erik Gandini ha risposto alle domande del pubblico. "Penso che l’Italia abbia una marcia in più quando si tratta di non essere vittime di questa ideologia del lavoro", ha dichiarato all’ANSA, esaminando le differenze nel mondo del lavoro tra i suoi due paesi. "In Svezia, pur essendo un paese ricco, non si discute minimamente di una riduzione della settimana lavorativa e ci troviamo di fronte a un’età pensionabile sorprendentemente alta", ha commentato Gandini. Il documentario si sofferma sul fenomeno dei ‘neet’ in Italia (persone che non lavorano e che non sono in un percorso di formazione), che, secondo il regista, vengono spesso visti sotto una cattiva luce ma che riflettono una fase di transizione della società: "I giovani della generazione Z hanno visto forse noi, i loro genitori, dedicarci al lavoro in modo malsano ed è giusto che cerchino qualcosa al di là" ha concluso Gandini. Il film uscirà nelle sale cinematografiche svedesi a settembre. (ANSA).