(ANSA) – ROMA, 07 AGO – "Negli ultimi giorni ho espresso delle riflessioni personali sul mio profilo social, che sono invece diventate oggetto di una polemica che ha coinvolto tutti. Intendo scusarmi con quelli, e sono tanti, a partire dalle persone a me più vicine, a cui ho provocato disagi, trascinandoli in una situazione che ha assunto dimensioni per me inimmaginabili". E’ quanto scrive su Facebook, Marcello De Angelis, responsabile istituzionale della comunicazione della Regione Lazio in riferimento alle sue parole sulla strage di Bologna. Nel lungo post De Angelis non annuncia dimissioni. Nel suo nuovo post, De Angelis dichiara il suo "rispetto" per la magistratura, "composta da uomini e donne coraggiosi che si sono immolati per difendere lo Stato e i suoi cittadini" e ritiene "che tutti abbiano diritto ad una verità più completa possibile su molte vicende ancora non del tutto svelate". "Ho appreso che l’attuale governo, completando un percorso avviato dai governi precedenti, ha desecretato gli atti riguardanti il tragico periodo nel quale si colloca la strage del 2 agosto 1980: mi auguro che l’attento esame dei documenti oggi a disposizione permetta di confermare, completare e arricchire le sentenze già emesse o anche fare luce su aspetti che, a detta di tutti, restano ancora oscuri". Poi torna sulle scuse. "Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti". De Angelis aggiunge di avere "servito e rappresentato le istituzioni democratiche per anni e ne ho il massimo rispetto, così come per tutte le cariche dello Stato, che da parlamentare ho contributo ad eleggere e che oggi sostengo come cittadino elettore. Fra queste e prima di tutte, la presidenza della nostra Repubblica". (ANSA).