È di quasi 77 milioni di euro lo stanziamento (statale e regionale) per finanziare le borse di studio per l’anno 2023/24 per gli studenti universitari.
Questo importo è parte integrante della delibera approvata dalla Giunta lombarda, su proposta dell’Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione, il comasco Alessandro Fermi, che prevede anche i criteri di accesso e le previsioni minime di finanziamento per le borse di studio universitarie.
Lo scorso anno accademico i beneficiari sono stati oltre 30.000, un dato in costante crescita. Il Sistema universitario lombardo accoglie 310.000 studenti.
“Il nostro primo obiettivo – ha spiegato Fermi – è consolidare la platea dei beneficiari che, nello scorso anno accademico, sono stati oltre 30.000, un dato in costante crescita. Il Sistema universitario lombardo è fortemente attrattivo, accoglie 310.000 studenti, di cui il 33% arriva da fuori regione e l’8% dall’estero. Per questo abbiamo voluto dedicare particolare attenzione agli studenti fuori sede e ai pendolari, che vedono aumentare l’importo della borsa di studio, rispettivamente, di 500 e 300 euro”.
Le risorse e i criteri
Le risorse già disponibili per le borse di studio universitarie per l’anno 2023/2024 sfiorano i 77 milioni di euro, di cui oltre 18 provenienti da risorse autonome della Regione Lombardia.
Tale importo sarà incrementato nel corso dell’anno accademico, in seguito alla definizione della quota del Fondo Italiano per la Scienza spettante a Regione Lombardia e dalle ulteriori risorse del PNRR, in fase di quantificazione da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca.
Per il prossimo anno l’importo della Borsa di Studio va da un contributo di 2.700 euro per gli studenti in sede ai circa 6.700 per quelli fuori sede. Passando per i quasi 4mila (3.891 euro) per i pendolari.
La delibera, infine, conferma i livelli reddituali entro cui le famiglie devono collocarsi per poter accedere alle borse. I bandi si apriranno entro il mese di luglio. “Continueremo, assieme ai nostri Atenei, a sollecitare una revisione dei criteri nazionali di riparto dei fondi per il prossimo triennio. È necessario infatti che si tenga maggiormente conto dei livelli e della dimensione dei servizi DSU erogati”. Ha concluso Fermi.