Inflazione in calo ma resta la stangata per le famiglie e per le attività commerciali. E se le prime cercano, come possono, di risparmiare, i titolari di bar e ristoranti, si trovano a ritoccare i listini. L’Istat ha reso noti nelle scorse ore i dati territoriali dell’inflazione di maggio, in base ai quali l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. A Como a pesare, e non poco, i generi alimentari e le bevande analcoliche. Settori in cui si registra ancora una volta una crescita a doppia cifra, +11,3% in un anno.
Al netto della quantificazione puntuale, chiunque semplicemente riempiendo il carrello della spesa, se ne è accorto e, come può, tenta di far quadrare i conti. E chi lavora nel settore ammette le difficoltà. Ma anche gli aumenti. Aumenti che però non possono essere eccessivi altrimenti i clienti rischiano di calare
Per i servizi di ristorazione il Comasco fa registrare in un anno un aumento del 5,3% sempre secondo i dati dell’Unione Nazionale Consumatori. Ben lontano dal +15,3% di Viterbo e dal fanalino di coda della classifica, Trapani, dove si parla di un aumento del 3%.
Ma dalla pizzeria alla pasticceria, dal bar alla gelateria è evidente il ritocco dei prezzi. Ogni famiglia fa i calcoli e diventa sempre più costoso mangiare fuori. Il rischio è che, per contrastare i rincari, si riducano i consumi innescando però un ulteriore crisi a cui alcune attività potrebbero non riuscire a far fronte.