Allevatore aggredito a Tremezzina. Non lupi, ma cani gli autori dell’attacco all’allevatore e alle sue capre all’Alpe di Ossuccio a Tremezzina lo scorso 22 maggio (QUI la vicenda). Lo fa sapere l’assessore regionale al Territorio e Sistemi verdi Gianluca Comazzi: “Dal risultato delle analisi si evince che il dna è quello del cane”.
L’episodio relativo all’aggressione era stato raccontato dallo stesso allevatore e portato all’attenzione regionale dalla Coldiretti Como-Lecco.
L’esito dei reperti è dunque arrivato dai laboratori della Fondazione Edmund Mach di Trento, che su incarico dell’amministrazione regionale, effettua le analisi genetiche sui campioni biologici presumibilmente di lupo, nell’ambito delle attività di monitoraggio della presenza e della distribuzione della specie sul territorio regionale.
Allevatore aggredito a Tremezzina
Inoltre le indagini della Polizia Provinciale di Como non hanno riscontrato, nei giorni successivi all’incidente in quell’area, la presenza di carcasse di animali riconducibili alla presenza di lupi. Quello che invece è certo è la frequente presenza di cani vaganti, fatto di cui diversi allevatori della zona si sono lamentati. Infatti è stata rilevata la presenza di due cani liberi che disturbavano gli animali al pascolo.
L’assessore regionale ha inoltre spiegato che Regione Lombardia monitora la presenza del lupo già da anni. Il primo branco delle alpi lombarde si è formato nel 2015 proprio in Alto Lario. Da allora la presenza del lupo viene rilevata ogni anno, attraverso monitoraggi sistematici e raccolta e verifica delle segnalazioni.
“Regione Lombardia – ha aggiunto Comazzi – è impegnata anche nella prevenzione. Sono state create squadre di intervento a supporto degli allevatori il cui lavoro è informarli sulle modalità più efficaci di prevenzione dei danni”. Dal 2020 sono stati effettuati 116 interventi in campo, 78 interventi di verifica della funzionalità di dotazioni per la prevenzione già in uso, 71 contatti con aziende agricole per fornire informazioni sulle opportunità di finanziamento per la prevenzione. Dal 2016, inoltre, sono stati consegnati anche 90 kit di prevenzione.
“In questi ultimi mesi – ha concluso l’assessore regionale – in seguito a casi di predazione e richieste dal territorio, in particolare nell’Alto Lario, si sono intensificati i contatti con gli allevatori e i sopralluoghi nelle aziende agricole per valutare le esigenze di protezione”.