I nuovi frontalieri non pagheranno più le tasse solo in Svizzera, come previsto attualmente, ma anche in Italia. Il Senato ha dato all’unanimità il via libera al disegno di legge per la ratifica dell’accordo tra Italia e Svizzera sulla riforma del sistema di doppia imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri. Il nuovo sistema entrerà in vigore dal primo gennaio del prossimo anno. Sostituirà le attuali norme, previste da un accordo del 1974.
I vecchi frontalieri
Per chi è già un frontaliere non cambierà nulla, anche se resta ancora da sciogliere il dubbio sull’effettiva data che segnerà lo spartiacque tra vecchi e nuovi frontalieri. Irrisolto anche il nodo dello smart working per i frontalieri, allo stato attuale previsto e garantito solo fino al prossimo 30 giugno.
Le nuove regole
Il nuovo accordo tra Italia e Svizzera prevede la reciprocità. Riguarda dunque non solo gli italiani che lavorano in Svizzera, ma anche i residenti nella Confederazione che prestano servizio in Italia. Il sistema fiscale che entrerà in vigore il prossimo anno è più complesso di quello attuale.
In estrema sintesi. Attualmente i frontalieri sono tassati solo in Svizzera e una quota delle imposte viene destinata all’Italia tramite il meccanismo dei ristorni. Il salario dei nuovi frontalieri sarà invece tassato sia in Svizzera sia in Italia. In Svizzera, verrà applicato l’80% dell’aliquota sull’intero reddito. In Italia, l’aliquota sarà applicata detraendo dal reddito la franchigia di 10mila euro e gli assegni familiari. Dall’imposta sarà poi sottratto quanto già pagato in Svizzera.
A fronte di un meccanismo complesso e con numerose variabili, la certezza è che, a conti fatti, per i nuovi frontalieri sarà meno conveniente lavorare in Svizzera rispetto al regime attuale. Il meccanismo dei ristorni sarà accantonato al 31 dicembre 2033. La riforma fiscale però, a regime dovrebbe portare maggiori entrate nelle casse dello Stato italiano dalle imposte dei lavoratori frontalieri.
I commenti
“Si conclude un percorso iniziato nel 2017 con un ordine del giorno del Pd – commenta Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera – Con la nuova intesa bilaterale tra Italia e Svizzera vengono aggiornate, migliorate e adeguate le norme a tutela dei lavoratori e del lavoro frontaliero. Un’intesa che restituisce il giusto valore a un intero ambito economico strategico”.
“Abbiamo ora una definizione chiara delle aree di frontiera e tutele per i lavoratori – commentano i parlamentari lombardi della Lega Stefano Candiani, Massimiliano Romeo ed Eugenio Zoffili – Con il fondo per erogare assegni integrativi dello stipendio nei territori di confine rendiamo più attrattive queste aree. Obiettivo resta la realizzazione di Zone Economiche Speciali”.
“Non è stata accolta la mia richiesta di proroga immediata dell’accordo sullo smart working – commenta il senatore 5 Stelle Bruno Marton – Il governo si impegni a risolvere il problema”.
I sindacati
“Grazie al primo accordo sindacale tra Ministero dell’Economia, organizzazioni sindacali e Associazione dei Comuni di frontiera, sottoscritto nel dicembre 2020, riportato integralmente nel disegno di legge, vengono introdotti elementi perequativi volti a ridurre l’inevitabile distanza determinata dal trattato internazionale nel passaggio dalla vecchia alla nuova tassazione”, sottolineano in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil. “Siamo soddisfatti per l’istituzione del tavolo interministeriale”, aggiungono. “Resta il rammarico – dicono infine – per il mancato completamento di una norma che risolvesse in via definitiva la questione del telelavoro. Chiediamo che si avvii al più presto un confronto con la Confederazione Elvetica”.