(ANSA) – TUNISI, 01 MAG – No ai diktat dell’Fmi, sì all’avvio di un autentico dialogo nazionale tra le parti sociali come unica via per uscire dalla crisi. Questi i messaggi principali lanciati oggi dal segretario generale del potente sindacato tunisino Ugtt, Noureddine Taboubi, in occasione della celebrazione della Festa del lavoro. Pur critico nei confronti dei comportamenti contro il sindacato del presidente Kais Saied, che a febbraio scorso dichiarò "persona non grata la sindacalista" irlandese Esther Lynch invitata in Tunisia dall’Ugtt, Taboubi ha assicurato che la posizione di Saied è pienamente allineata con quella sindacato per quanto riguarda le riforme richieste dal Fmi, le cui condizioni di attuazione "non farebbero che aumentare ulteriormente il tasso di inflazione, impennando i prezzi, l’esclusione sociale e la pressione internazionale a cui il paese è sottoposto". A proposito delle trattative con il Fmi, Taboubi ha sottolineato la confusione dell’organizzazione di fronte alla divergenza tra la posizione ufficiale della presidenza della Repubblica e quella del governo, ricordando che il popolo tunisino è ancora all’oscuro "degli impegni presi dal governo di Najla Bouden nei confronti del Fmi e delle ripercussioni dell’accordo negoziato in segreto dall’esecutivo". "La crisi con il Fmi, nonostante le sue ripercussioni sul nostro Paese ci insegna molto: è finita l’era dei profeti infallibili capaci di miracoli. L’unico vero miracolo che può salvare il nostro Paese e farci uscire dalla crisi è quello di contare su noi stessi e unire le nostre forze attorno a un progetto nazionale capace di rispondere alle ambizioni del nostro popolo", ha affermato Taboubi: "Avviare un dialogo è diventato vitale per il nostro Paese e per il nostro popolo. Ciò richiede anche la creazione di un clima favorevole alla partecipazione, partecipazione che può avvenire solo nel rispetto delle libertà, nella garanzia della libertà di espressione e di stampa, nell’indipendenza della giustizia e nel rispetto del lavoro sindacale. La Tunisia – ha aggiunto – non ha altra scelta che il dialogo. Un dialogo che preservi la democrazia e garantisca a tutti il ;;diritto di esprimersi". (ANSA).