(ANSA) – ISERNIA, 18 APR – Un "ritorno agli inferi": così Lucio Pastore, primario del Pronto soccorso all’ospedale ‘Veneziale’ di Isernia, descrive, in un post su Facebook, la situazione che ha trovato, dopo un periodo di assenza, al suo ritorno "in servizio per gli ultimi giorni prima di andare in pensione". "Cominciano a mancare farmaci e presidi sanitari, non è possibile eseguire esami importanti, non si trovano posti per pazienti particolari, come quelli psichiatrici, né in Regione né in quelle vicine e siamo costretti a trattenerli in Pronto soccorso con rischi enormi. Per la mole di accessi – spiega – non si ha tempo di valutare con accuratezza i pazienti e il rischio di commettere errori clinici è elevato". "Dobbiamo lavorare con personale medico, che comunque ringraziamo, che non conosce bene la lingua ed è un ulteriore problema nel front office – prosegue il primario – La paura di sbagliare spinge a una medicina difensiva con richieste continue di esami e consulenze e accumulo di pazienti nei nostri locali. Il 60% del tempo dobbiamo dedicarlo a digitare dati e spesso non riusciamo a scrivere tutto quello che occorre perché non c’è tempo sufficiente". "Non abbiamo posti letto per tutti i pazienti che necessitano di ricovero – incalza Pastore – e anche questi devono rimanere nei nostri locali. Mai si era arrivati a condizioni così precarie e frustranti". Il primario addita la politica e i "partiti che con i loro dinosauri, vecchi e giovani, hanno determinato questo disastro" e che "continuano a blaterare una difesa della sanità pubblica senza mostrarci uno straccio di progetto che possa far sperare in un reale cambio di rotta". Il ‘j’accuse’ è rivolto anche ai sindacati che "non esistono se non far vedere che dicono qualcosa" e anche alla magistratura, che "non tiene conto del degrado ambientale e della pericolosità delle strutture attuali e interviene solo quando si determinano casi specifici di disfunzione". (ANSA).