(ANSA) – ROMA, 13 APR – Far conoscere agli italiani in Italia cosa hanno fatto gli italiani all’estero, come si sono integrati, come hanno contribuito allo sviluppo dei Paesi in cui sono emigrati e dove ancora emigrano: è l’obiettivo auspicato dal sottosegretario agli esteri, Giorgio Silli, alla presentazione alla Farnesina del progetto multimediale ‘Italiani delle Americhe’, il primo libro e web documentary promosso sull’argomento dal ministero degli Esteri e prodotto da Akronos in collaborazione con National Geographic Italia. Un prodotto multimediale che raccoglie foto, video e testimonianze degli italiani in cinque paesi (Argentina, Brasile, Canada, Cile, USA, Canada) in un racconto che va da Ushuaia, la città più al sud delle Americhe, fino alla punta nord canadese, e che ha messo a confronto, volendo anche smentire una narrazione stereotipata dei nostri connazionali, le comunità italiane passate a partire dalla fine ‘800 fino a quelle attuali nelle Americhe. Si ripercorre così l’incredibile storia di oltre 14 milioni di italiani che a cavallo tra ‘800 e ‘900 migrarono nelle Americhe e che fa degli italiani la comunità più grande al mondo. "Italiani delle Americhe" è la quinta produzione di una serie dedicata alla storia dell’emigrazione italiana nel mondo che ha già visto protagonisti gli italiani del Regno Unito, del Belgio, di Germania e dell’Europa dell’Est. Questo nuovo progetto, ideato nel 2018, è un "tassello geografico indispensabile che ben raccoglie testimonianze di collettività ma anche storie personali. E che ben si presta ad essere presentata anche all’estero", ha affermato Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero. Alcune specificità del racconto sono state sottolineate dagli autori dell’opera, Riccardo Venturi e Lorenzo Colantoni. In particolare, la scarsa e diffusa percezione che si ha del contributo degli italiani alla costruzione delle Americhe, in ogni settore, dall’economia alla scienza alle arti; e quanto ancora l’influenza italiana è molto ben presente: lo spagnolo che si sente a Buenos Aires è tinto di italiano, in Brasile non c’è una persona che non abbia un ascendente italiano. (ANSA).