(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 12 APR – È durato più di otto ore il confronto tra il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, e il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi. Varcata da poco la soglia della Città Leonina, Pietro, sentito come persona informata sui fatti nell’ambito della nuova inchiesta aperta dal Vaticano sulla scomparsa di Emanuela, ha riferito di aver fatto "anche nomi eccellenti" come quello del "cardinale Giovanni Battista Re" decano del Collegio cardinalizio. "Sono sereno", ha detto Pietro Orlandi all’uscita. "Abbiamo parlato di tante cose – ha riferito -, della famosa ‘trattativa Capaldo’, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso" con l’avvocato della famiglia, Laura Sgrò. "Finalmente, dopo 40 anni – ha aggiunto -, ho potuto sfogarmi e ho trovato ampia disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto, qualunque sia la responsabilità. Mi hanno ascoltato e hanno accettato tutto quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane". "Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare – ha continuato Orlandi – anche di alti prelati come il cardinale Re che stava sempre a casa nostra e altri personaggi eccellenti. Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante perché a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte". "Il fatto stesso che il promotore abbia ricevuto da papa Francesco e dal Segretario di Stato il compito di fare chiarezza e non fare sconti a nessuno – ha concluso Pietro Orlandi – è significativo, se ci sono responsabilità, anche in alto, io non mi tiro indietro". (ANSA).