(ANSA) – ROMA, 06 APR – Il giudice incaricato delle indagini sulle esplosioni avvenute nel porto di Beirut nell’agosto 2020 – che hanno provocato la morte di 218 persone, causato 7.000 feriti e costretto allo sfollamento 300.000 abitanti – ha ricevuto minacce di morte e le indagini hanno subito "indebiti" ritardi. Lo denuncia il relatore speciale delle Nazioni Unite sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati, Margaret Satterthwaite. Secondo Satterthwaite, ex funzionari statali e altre persone coinvolte nella vicenda hanno "fatto ricorso disonestamente a procedure di contestazione e altre azioni di protesta contro i giudici istruttori nominati per le indagini". In particolare, il giudice Tarek Bitar ha ricevuto minacce di morte e contro di lui sono state presentate diverse mozioni per rimuoverlo dall’indagine. "Il 23 gennaio 2023, il giudice Bitar ha annunciato che dopo una pausa, avrebbe ripreso le indagini sulle esplosioni del porto – riferisce la rappresentante dell’Onu -. Due giorni dopo, è stato accusato di diversi reati, tra cui ‘usurpazione del potere’, e gli è stato imposto un divieto di viaggio". Inoltre, in televisione e sui social media è in corso una campagna per screditarlo, ha aggiunto Satterthwaite. La rappresentante Onu chiede al governo libanese che il giudice, i suoi colleghi che indagano sulle esplosioni e la sua famiglia "siano adeguatamente protetti". Inoltre, ha esortato le autorità libanesi ad adottare misure immediate per proteggere l’indipendenza e l’integrità delle indagini e garantire che i responsabili delle esplosioni possano essere chiamati a risponderne. (ANSA).